domenica 22 dicembre 2013

Scatti di Massa e jjuppertullì

 Puoi viaggiare nel tempo in modi impensati, basta trovare il portale.




Portale del tempo
(Massa Martana - PG)


Bastava varcarlo, lui era il vero e insospettato portale del tempo. Mi aveva visto bambino, ragazzo e poi adulto... Un giorno le sue ante non mi vedranno più passare e saranno ancora lì, alla porta d'arco del paese a vedere entrare e uscire vita, avanti e indietro. Conosce storie che il suo vecchio legno, si intagliasse una bocca, racconterebbe... o forse non ne avrebbe voglia: troppe cose da raccontare. E a chi? In fondo è quasi invisibile agli occhi il suo tarlato e imbullonato vecchio legno, sempre accostato alla parete come non ci fosse, appunto. Quando entri lo sguardo va avanti alla piazza o alle iscrizioni e ai fregi  murati, oppure alle vetrine laterali del passaggio. Quando esci c'è il mondo di fuori a catturarti. Lui mai. Chi gli si rivolgerebbe ad ascoltare? E' il portale del tempo in avanti, che non torna indietro nemmeno attraversandolo in senso opposto, ci ho provato e andavano avanti i minuti. Ritornerei indietro potento, si ha sempre un rimpianto e la voglia di tornare giovani. La curiosità di vedere quella porta appena posata... Sarà mai stata chiusa? Forse per provarla. Poi ho scoperto il segreto anche per tornare indietro... Bastava guardarla, ma non di sfuggita: osservarne i particolari delle venature, gli effetti che il tempo aveva prodotto su quei battenti, per farti tornare, dalla tua mente di adulto, agli anni dell'adolescenza di altre estati, alla fanciullezza di certi inverni.... ed eri ancora lì sul posto, ma con occhi bambini. In fondo era sufficiente prestargli attenzione: il segreto, così alla portata di tutti, era qui. 


 Uno scatto è lo sguardo interiore di un uomo che racconta un mondo fuori ed uno dentro di lui...










Pensiero nebuloso
(Massa Martana - PG)










Quadrante rotto *
(Massa Martana - PG)










Iride lunare 
(Massa Martana - PG)











Sole spento
(Massa Martana - PG)











Interseco solido
(Massa Martana - PG)











Autostoppista rasta
(Massa Martana - PG)











Puntale lunato
(Massa Martana - PG)











Valle dei fumatori
(Todi - PG)











Impantanato nella nebbia
(Massa Martana - PG)











A bocca asciutta *
(Massa Martana - PG)











Reggisole
(Massa Martana - PG)











Coppa focale
(Massa Martana - PG)











Atmosfera post solstizio
(Todi - PG)











Tramonto in cataratta
(Todi - PG)













Serale sul confine
(Todi - PG)











Vortici pietrosi *
(Massa Martana - PG)











Massa Christmas
(Massa Martana - PG)














 Fendinebbia accesi
(Todi - PG)










 Captatempo 
(Massa Martana - PG)






 Avanti e Indietro

 Imboccherei il portale del tempo
per tornare indietro
e incontrarti prima,
 amarti prima
...vivere prima...
e non andrei più avanti 
per non avere un giorno di meno
 per fare tutto questo...

 ...





* Le fotografie "Quadrante rotto", "A bocca asciutta" e "Vortici pietrosi" sono una citazione delle foto esposte al bar   Centrale di Massa Martana.



mercoledì 18 dicembre 2013

Compimento

Cliccate sulla copertina per visionare introduzione e i capitoli precedenti de Le Ali dei due Mondi


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COMPIMENTO



Le stelle erano meravigliose sopra quella valle. La Via Lattea ne sfoggiava a milioni, e, insieme all’Orsa Maggiore, rubava gli occhi ad una Luna discostata e lattiginosa, velata come a nascondere un mistero o una commozione.
Una stella si staccò da quel quadro: la sua traiettoria rigò il cielo con la luce e la velocità di un lampo. Sembrò partire proprio da quella Luna e, attraversato il firmamento, indicare un punto preciso di quella valle. Esprimete un desiderio: stanotte tutto è possibile.
La nebbia sopra di noi assunse un moto rotatorio a formare un coro impalpabile occupato da altrettanti inconsistenti figure canute, al centro del quale era ora possibile ammirare la stellata. Fluttuava il Sommo, sorridente, al centro dell’architettura circolare: osservava la scena che si sviluppava sotto di lui.
Il bagliore bianco s’impadronì di ogni cosa.
Il giorno dopo, per il paese, girarono molte versioni dell’accaduto: chi parlò di un meteorite che si era abbattuto nella campagna, chi di un’esplosione sorda dovuta chissà a quale gas fuoriuscito dal terreno. La più accreditata fu quella dello sbarco di un ufo; c’era chi giurava di avere avvistato, da lontano, anche i suoi occupanti camminare tra i boschi.
I lupi ci sollevarono dal terreno e ci presero in groppa, evitando i percorsi più battuti alla saggia guida del loro capobranco. Raggiunsero infine la piccola casa.
L’amico lupo si infilò da una finestra lasciata socchiusa, riapparendo dalla porta al lato opposto del salone.
Ci adagiarono sul letto, distesi l’uno al fianco dell’altra, in posizione fetale, riprendendo subito la via per i monti, tutti meno il loro capo: lui rimase nella stanza ancora due lunghi minuti, per salutarci. Venne da te, leccò la tua faccia, poi la tua mano che fuoriusciva dal perimetro del letto e vi mise il suo capo sotto.
Poi venne da me e fece altrettanto. Se ne andò sapendo che non ero più solo e non avevo più bisogno della loro presenza: non li rividi mai più.
Quando ripresi i sensi il sole filtrava tra gli scuri.
Vidi i suoi capelli, la sua bianca schiena e frenai l’impulso di destarla. Restai ad osservarla mentre la felicità rese incerti i contorni e raggiunse il tessuto del cuscino.
Rimasi ad ascoltare il sentimento nell’assenza di suono che veniva sottratto al mondo intorno e tutti gli altri mondi. Era a pochi centimetri ed era ancora così tanto: la distanza tra il sogno e il reale compimento delle nostre esistenze.
La abbracciai dolcemente, per non interrompere il suo riposo ed il suo respiro regolare.
Godetti dell’odore del suo collo, facendo aderire il mio corpo al suo come in un incastro che non aspettava altro di vedersi comporre, e mi addormentai così.

martedì 17 dicembre 2013

L'Uno e l'Altra

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L'UNO E L'ALTRA



Le parole del Sommo facevano riflettere: avevo preso pian piano consapevolezza, in quel breve frangente, della potenza di quel che ero diventato con la fusione.
Di fronte al Sommo c’era la consapevolezza che anche lui e gli Anziani tutti non avrebbero potuto nulla contro quel che ero adesso. Se mi fossi rivoltato loro, avrei potuto spazzarli senza sforzo, divenendo un male inestirpabile per qualsiasi mondo.
Era chiaro come fosse necessario che alla base di tutto questo ci fossero due persone che si amavano profondamente: così non fosse stato, alcuni istinti avrebbero potuto avere il sopravvento con conseguenze inimmaginabili.
Di nuovo nei pressi della Bestia.
Ora decidere sul da farsi e sulla sua sorte: perché era ormai chiaro che non avrebbe potuto costituire un reale ostacolo.


Le urla della Bestia si fanno più forti e penetranti, ma la difesa che ammanta lo spirito dell'Essere è così immensa che adesso sembrano solo sussurri; i suoi occhi riescono a vedere a molte centinaia di metri nonostante si trovi nel folto della Foresta, il suo sguardo si spinge sino a raggiungere la Bestia.
Come immaginava, è ancora dove era stata attaccata e morsa.
Si tiene le ferite sanguinanti sul collo con entrambe le zampe anteriori, come a voler arginare il sangue che defluendo la indebolisce, mentre, al suo interno, l'effetto dei morsi è come un fuoco inestinguibile. Soffre e, al tempo stesso, sembra capire che la sua sopravvivenza dipendere dalla creatura che ha sentito apparire vicino a Lei.
E finalmente sono l'Uno difronte all'Altra: si fissano negli occhi, studiandosi, cercando di vedere al di là di quello che mostrano.
L'Essere, il Supremo, sente tutto il dolore che Ella soffre ma, adesso, non è più coinvolto, Lui non ne risente, come invece accadeva prima che divenisse ciò che è.
Non ha paura di Lei: ora sa, e lo avrebbe capito anche se il Sommo non glielo avesse spiegato, che è diventato qualcosa di immensamente potente; però il Sommo gli ha rivelato che il suo Potere ha un fine e che, come sempre, deve scoprirlo da solo.
La Bestia vorrebbe attaccarlo ma non riesce a muoversi: è troppo debole per uno scontro con una creatura così possente e il dolore le annebbia i sensi e le immobilizza gli arti. L'Essere si rende conto, avvicinandosi passo dopo passo, che potrebbe annientarla con il solo pensiero, ma non crede sia questo quello per cui le Profezie ne anticipano la venuta e, del resto, tutto quello che l'Osservatore e la Straniera hanno fatto sino ad adesso, è stato ben lontano da quello che ci si sarebbe aspettati, ben lontano da quello che avrebbero dovuto: può il suo Potere essere così immenso e il suo scopo così misero?
Intanto è arrivato difronte alla Bestia: 'Un occhio rosso e un occhio blu.. che strano...' pensa l'Essere guardandola da vicino.
E comprende: tutto diviene chiaro.
Adesso sa cosa deve fare.
Dagli scudi sui gomiti vengono espulsi due pugnali che l'Essere usa per incidere i palmi della sua mano destra e sinistra, come il Druido aveva fatto durante il Rito del Sangue: i movimenti sembrano molto lenti rispetto l'ampiezza del suo pensiero.
Mentre agisce, riesce a cogliere i dettagli, le sfumature e i misteri che sino a poco prima sembravano incomprensibili, così come, adesso che osserva da vicino i due pugnali, si rende conto che sono ciascuno la metà esatta del pugnale che, le creature che era, hanno trovato nella foresta fossile terrestre.
Il sangue comincia a gocciolare dalle ferite che l'Essere si è autoinferto e, benché non provi alcun dolore, capisce che deve fare in fretta: la Bestia soffre sempre più e presto potrebbe essere stato tutto inutile.
Fissandola negli occhi posa ciascuna mano sopra ciascun morso, lasciando che il Suo sangue si mescoli a quello della Bestia: le urla si fanno più forti, il sangue inizia a bruciare in entrambe le creature fin quando le ferite sembrano saldarsi e il sangue a circolare nei due esseri come fossero uno solo, passando dall'Uno all'Altra.
Poi, come guidato da una Magia primordiale, il sangue nella Bestia comincia a scindersi tornando ad essere il sangue dell'Osservatore e della Straniera, che il Rito della Vita e del Sangue aveva congiunto, causandone la sua genesi, e scindendosi si catalizza intorno ai morsi. A poco a poco la Bestia sembra perdere consistenza, mentre l'area attorno a ciascun morso pulsa sempre più velocemente: un'immensa energia si trasmette dall'Essere alla Bestia tramite il contatto delle rispettive ferite, tanto che l'Essere stesso sembra perdere consistenza.
I contorni, i corpi delle due creature divengono impalpabili, come fossero fatte di sola Energia e, lentamente, come poco prima si era scisso il sangue, così adesso sembrano scindersi esse stesse: separandosi esattamente a metà, ciascuna metà dell'Uno e dell'Altra, congiunte da quell'unione tra morso e taglio sul palmo, e rimodellandosi attorno ad essa, sino a diventare di nuovo due distinte creature.
Nel punto dove poco prima un Essere, l'unione di due creature di due mondi diversi e lontani, e una Bestia, anch'essa generata dalle stesse creature, sono stati sul punto di affrontarsi e distruggersi, e con loro distruggere l'intero universo, un Lupo Bianco dagli occhi rossi e una Pantera Nera dagli occhi blu, salutano lo spuntare del nuovo giorno a Primordia.


Le cose non erano andate come avevamo immaginato: nessuno scontro, nessuna morte, ma i nostri Spiriti Guida al centro della Foresta della Perdizione che ora camminavano l’uno al fianco dell’altra verso il suo perimetro, proseguendo fino a attraversare paesaggi collinari, corsi d’acqua e pianure, fermandosi di tanto in tanto a giocare tra loro con affettuose zampate, seguite da effusioni sotto forma di grandi leccate e strofinamento dei rispettivi musi,  tutto questo mentre il sole tornava a farsi alto.
Quando i raggi scesero a perpendicolo su quelle terre, i due si salutarono lungamente, prendendo strade opposte.
Dopo qualche chilometro davanti a ciascuno cambiò repentinamente il paesaggio: l’uno entrò nella Terra delle Querce Sempreverdi, l’altra nella Terra dei Grandi Laghi.
Solo allora, separatamente nelle nostre vesti alate, ci ritrovammo al cospetto del Sommo, circondato dagli Anziani nel solito scenario.
Parlò subito: “Avete fatto quello che ci si aspettava da voi. Avete tutelato questo ed i mondi tutti, tutelando l’equilibrio tra le forze.
La Bestia, come sapete, è la parte istintiva, animale, della creatura da cui si genera: in questo caso, Ella era stata generata da due creature, due creature di due mondi diversi ma legate dal destino comune di essere, indipendentemente l'una dall'altra e da questo Mondo, intimamente congiunte a due Spiriti Guida estremamente potenti. Due creature il cui sangue e il cui Spirito sono mescolati e confusi: non importa in quale sequenza temporale poichè questo Mondo vive Sempre e Mai rispetto agli altri e ciò che vi avviene è Adesso, Prima e Dopo nel modo in cui solo l'Energia decide di essere Tempo.
Di contro, l'Essere Supremo è la parte razionale e concreta delle creature che si fondono in lui: in questo avverarsi della Profezia Suprema, avevamo difronte gli Esseri che discendono e che sono, al tempo stesso, genitori degli Spiriti del Lupo Bianco e della Pantera Nera.
Voi non potevate vedervi ma nell'Uno i vostri occhi erano speculari a quelli della Bestia.
Avreste potuto annientarla, annientare l'intero Universo.
Invece avete donato.
Ancora una volta avete donato quello che potevate per salvare gli altri, e così avete concesso ai vostri Spiriti Guida di rigenerarsi: non potevate saperlo, ma il Rito degli Elementi e la conseguente Energia sprigionata da colui che era l'Osservatore, avevano consumato ogni stilla del Loro essere e, se la vostra scelta nell'Uno non fosse stata quella di salvare, pur ignorandone le conseguenze e le premesse, Essi non sarebbero mai più stati.”
Ci guardammo radiosi negli occhi ripercorrendo quel percorso e quelle esperienze, perdendoci per alcuni lunghi istanti l’uno dentro l’altra.
“Ora, come anticipato, tornerete da dove vi abbiamo prelevato, nel momento di luce che vi avvolgeva. Condurrete la vostra vita lontano da questo Mondo e, come sempre, dovrete ancora una volta decidere liberamente cosa fare delle vostre esistenze. Avrete altre decisioni da prendere...”
"L'accesso a questo Mondo vi sarà interdetto per sempre: seppur nessuno più di voi meriti di restarvi, la conoscenza dell'immenso potere che avete avuto a disposizione sarebbe un pericolo per la vostra sopravvivenza.
Di questo Mondo vi rimarrà la consapevolezza di quanto possa essere immenso l'Amore, e la possibilità di provare quanto Esso cambi per sempre le esistenze di chi lo sperimenta.
Ma, se sarà vostra volontà proseguire assieme quel cammino che tante volte vi ha visto sacrificare la vita l'Uno per l'Altra, un giorno i vostri eredi potrebbero tornare e reclamare il posto che spetterebbe a voi in questo Consesso."

Non ci fu il tempo di altro…

lunedì 16 dicembre 2013

Un nuovo Noi

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UN NUOVO NOI





Quando aprimmo gli occhi vedemmo le Tre Lune da un unico sguardo. Poi la nostra mano destra e sinistra. Infine il nostro nuovo corpo al centro di una Stonehenge deserta, rivestita in un metallo argentato su cui rifletteva una sagoma umana, ma di una stazza maggiore, avente ripiegate alle spalle un paio di possenti ali. Eravamo un corpo con i pensieri condivisi. Due energie opposte sintetizzavano l'essenza dell'energia della vita: quel che eravamo non aveva nome, non aveva sesso, ma al tempo stesso era tutto, qualsiasi cosa.
L'allineamento stimolava la mia parte così come la Luna tendeva a farlo sulla Terra: gli occhi si fecero rossi ed entrambi riprendemmo coscienza del motivo per cui eravamo lì.
Ci voltammo di scatto facendo leva sulle gambe e le ali si aprirono a saltare in cielo: due ali nere sulla costa e maculate dello stesso colore su fondo bianco per la rimanente parte.
Una creatura dall'apertura alare mai vista sfrecciava ora su Primordia.


Non più tu ed io ma Noi.
Sentirci un solo essere non mi stupisce come dovrebbe: un unico corpo, un unico sangue, un'unica anima, un unico pensiero  condiviso. Due esseri in uno solo: il bianco e il nero, la luce e il buio, l'istinto e la ragione ad annullarsi e completarsi.
Eravamo diventati 'Noi' perché avevamo liberamente scelto di essere quello che da sempre fuggivamo di essere, di vivere quello che le regole e le paure ci impedivano di vivere, di provare quello che non avremmo mai dovuto provare. Avevamo liberamente scelto di annullarci entrambi e rinascere come una sola entità: ci eravamo amati liberamente e totalmente. Ma il nostro amarsi era poi anche il Rito della Fusione e, benché ti avessi amato solo perché ti amavo, quello che ne era seguito era di nuovo  conseguenza delle nostre scelte e avevamo ancora una responsabilità a cui adempiere.
Condivido con te questi pensieri mentre, nuovamente e inaspettatamente, sento la libertà del volo pervadere il nostro corpo: se da sempre il nostro intrecciarsi in aria è stato una danza, adesso che le nostre ali sono una sola coppia, l'effetto è ampliato.
I tuoi occhi ci guidano dall'alto alla ricerca della Bestia, la Nostra Bestia, nata dalla fusione del nostro sangue, nata da un Rito, il Rito del Sangue e della Vita, che hai compiuto per salvarmi e mi chiedo, ci chiedo, 'cosa aspettarci?'. Quando l'abbiamo affrontata l'abbiamo morsa entrambi: non l'abbiamo uccisa ma ne avrà risentito? Tu sei morto e, anche se la tua Energia non è andata dispersa, sei comunque morto; io ho bruciato ogni goccia del mio sangue e sono morta nel compiere il Rito degli Elementi, per renderti quella vita che avevi perso a causa mia: il nostro cessare ha influito su di Lei? Poi siamo rinati a nuova vita: che ne è stato di Lei che era la nostra nemesi? E, infine, eseguito il Rito del Sangue, che di nuovo ha mischiato il nostro sangue, e il Rito della Fusione, che ha unito i nostri esseri, siamo di nuovo qui: un unico essere e il nostro sangue è ora uno solo... come ha influito sul Suo essere?
Trovarla non è difficile: anche se la nostra ricomparsa a Primordia è avvenuta in un luogo quasi all'altro capo di questo mondo, rispetto alle Foreste della Perdizione, nessuna distanza è abbastanza grande da superare il richiamo tra un essere e la sua Bestia.
Il tuo istinto di Lupo lo segue dall'alto, sfrecciando sopra luoghi che non avevo mai visto e altri che mi sono ben noti.
Nonostante l'urgenza e importanza della nostra missione, è impossibile non condividere la gioia di volare con le stesse ali, di vedere questo mondo magnifico con gli stessi occhi e di sentirsi completi: mentre voliamo lascio che ogni emozione passi dal mio pensiero al tuo, come una bambina che sia per la prima volta al parco giochi, e sento il tuo sorridere delle mie esclamazioni di meraviglia. Meraviglia e gioia, fin quando non giungiamo ai margini della Foresta. Adesso so cosa devo fare e, seguendo i tuoi insegnamenti, recupero immediatamente la concentrazione: chiudo i nostri occhi, calmo il nostro respiro e nascondo con la magia tutto ciò che non è ragione nel profondo del nostro essere.
Siamo pronti ad entrare.
I nostri occhi diventano azzurri come quelli della Pantera che mi guida: volare tra gli alberi, data la mole del nostro corpo, sarebbe troppo rischioso, quindi optiamo per addentrarci a piedi e, anche nella corsa, il nostro moto non ha niente ad invidiare al volo.
Lei è ancora lì dove l'abbiamo lasciata poco  fa, in quello che è per Lei il tempo qui a Primordia. Da quando l'abbiamo morsa e ne sono stata morsa, tutto quello che è avvenuto a noi, ci ha riportati nella Stonehenge argentata solo pochi attimi dopo quei morsi, quindi solo la durata del nostro volo fin qui e gli effetti dei vari Riti potranno, eventualmente, aver causato cambiamenti sul suo essere.
Ci chiedo ancora una volta, a cercare di valutare le varie possibilità, cosa ci aspetti una volta trovata e la risposta non si fa attendere infatti, se non bastasse l'istinto, se non fosse sufficiente il richiamo che ci lega a permetterci di raggiungerla, lo sarebbero le urla che squarciano il silenzio della foresta: urla di dolore ma, anche, o soprattutto?, di rabbia.
Le sue urla vibrano contro lo scudo di magia in cui ho ammantato il nostro essere, sento che la sua disperazione cerca di forzarlo nel tentativo di distruggere ciò che siamo prima  che ci sia offerta l'opportunità di annientare Lei. Il nostro sangue, il sangue di entrambi coloro che eravamo, pulsa e vibra richiamato dal suo, anch'esso nostro, a dimostrazione che il poco intervello trascorso, per Lei, non ha influito sulla sua conformazione fisica, anche se qualcosa è cambiato nel suo modo di ragionare: come se, con tutte le nostre evoluzioni e trasformazioni, avessimo evoluto anche lei.
Mi rendo conto che il mio pensiero è distratto da questo suo comportamento, dalla ricerca di spiegazioni che adesso non posso ottenere perché dalla nostra concentrazione dipende il destino dei nostri due mondi e della nostra vita.
Comprendo di non essere capace, da sola, di contendere con la magia tutto ciò che siamo, né, tanto meno, di essere capace di controllare come dovrei gli effetti delle sua grida, così decido di chiederti aiuto: 'Aiutami, ti prego, dobbiamo concentrarci assieme; usare assieme la nostra magia per difenderci e per rafforzarci: i nostri pensieri e il nostro animo sono troppo immensi perché io possa farcela da sola'.
Ed ecco che sento il tuo pensiero uniformarsi al mio, diventare tutt'uno con il mio nel tentativo di ergere le nostre difese.
E, infine, non solo i nostri corpi e le nostre anime, ma persino le nostre menti sono diventate un'unica cosa.
Non siamo più noi: siamo l'Uno.


Un unico volo offriva una sensazione amplificata e regalava delle emozioni ancora più intense di quanto i nostri intrecci aerei avevano mai fatto prima, ma il mio spirito di lupo, influenzato dalle lune, mi faceva puntare dritto all’obiettivo senza molti pensieri, mentre sentivo i suoi interrogativi e considerazioni nella mia mente che a tratti mi rallegravano durante il tragitto che ci separava da quella nostra creatura.
Sentivo la forza di quel nuovo corpo: durante il volo potevo prendere lentamente coscienza di un potenziale illimitato, di una macchina da guerra micidiale alla quale nessun altro essere vivente conosciuto avrebbe potuto resistere; al tempo stesso i suoi interrogativi su quanto avremmo trovato cominciavano ad essere anche i miei.
Proseguendo con la stessa agilità sul terreno l’avvicinammo: le urla della Bestia attentavano la nostra concentrazione prima dello scontro. Con estrema naturalezza  concessi l’aiuto mentale che l’altra parte di me richiedeva affinché divenissimo completamente fusi anche nella mente. E, d’un tratto, dall’essere pronti, fui pronto ad affrontarla…