lunedì 20 dicembre 2010

Buon Natale


Il titolo di questo scritto è fuorviante, lo dico subito. Non è quello che ci si attenderebbe da un "buon Natale", piuttosto un'interrogazione sul significato di queste parole.
In un dicembre di non molto tempo fa mi piombò tutta insieme, inaspettata, l'insignificanza della parola Natale e di tutto quello che gli ruota intorno, come in un percorso a ritroso della storia di Charles Dickens, in cui scaccio i fantasmi del passato, del presente e del futuro Natale trovandomi nel mio finale in una condizione simile al personaggio del racconto alle prime pagine del libro, ma senza l'egoismo del caso.
Il presepe, l'albero, i regali e la corsa a farli, il senso di buono che il periodo sembra avere insito in sé e pare instillarsi nell'animo delle persone, le vie illuminate con le luci intermittenti montate dai commercianti che richiamano all'acquisto e che insieme alle pubblicità contribuiscono all'atmosfera, i paesaggi innevati tipici del periodo, Babbo Natale con le renne, il panettone, il pandoro, il torrone e la lunga tradizione di canzoni sul tema. D'improvviso di tutto questo mi è parsa palese l'etrema incoerenza, di tutto tranne dei paesaggi ovviamente (la natura non è mai fuori posto).
"Buon Natale" mi è sembrato paragonabile al "come stai", con il quale convenzionalmente si apre l'incontro con una persona e al quale altrettanto di circostanza si risponde "bene" nonostante questo, spesso, non risponda a realtà. Ma non è tanto la formula augurale, quanto il Natale stesso a sembrarmi privo di consistenza. L'incoerenza di questo giorno è il tarlo principale che ha minato la superficiale struttura di una giornata costruita dall'uomo per l'uomo e che ha sempre fatto parte della cultura della società in cui sono inserito fin dalla nascita.
Di questo giorno ho goduto per lunghi anni, bambino ad aspettare i regali, richiesti o meno, sotto l'albero o nel calore dei raduni familiari in cui si giocava a tombola piuttosto che a carte a seguito del cenone o del ricco pranzo del 25. Ma il Natale, come quasi ogni aspetto della vita del nostro tempo, è costellato di contraddizioni che puoi far finta di non vedere anche per una vita, ma che sei costretto a guardare se vuoi seguire un percorso di consapevolezza. E' lì, a questo punto, che viene meno l'incantesimo.
Non parlo solo del consumismo sfrentato di questo giorno, in cui tutto è mirato a creare le condizioni dell'acquisto del superfluo, spingendoci a mangiare oltremodo quando gran parte del pianeta ha seri problemi di alimentazione. Non parlo nemmeno solo del buonismo su telecomando che sembra colpire l'uomo nel periodo, come non dovesse mostrarlo con altrettanta partecipazione nel resto dell'anno. Parlo soprattutto di una storia che viene celebrata e che trae origine da un fenomeno naturale che tutti dovrebbero conoscere, che la cultura svela ma che la persona comune ignora perché così fa comodo all'economia e a chi tira le fila del controllo e del potere sulle masse. La Chiesa è al solito in prima fila sul banco degli imputati.
Il bambino nato per intercessione dello spirito santo il 25 dicembre, morto e poi risorto è presente nella cultura di molte civiltà ben più antiche della nostra, millenni prima della nascita di quel personaggio, per alcuni letterario e per altri sacro, che chiamiamo Gesù.
Horus, il dio sole egiziano, Attis, Krinshna, Dioniso dio greco, Mitra dio della Persia, Budda, Odino e moltissime altre divinità hanno un giorno di nascita uguale ed una storia simile se non coincidente a quella del Gesù cristiano. Vi invito ad informarvi su questo.
La leggenda della divinità nata il 25 dicembre e poi risorta è una trasposizione astronomica del sole (Sol Invictus), che il 22 dicembre, il giorno del solstizio d'inverno, raggiunge il suo punto più basso sull'orizzonte e per tre giorni appare immobile (come morto) per poi riprendere a risalire, o se preferite a "risorgere".




Andiamo in luoghi di culto, insieme a molte altre culture del presente e del passato a rendere omaggio al sole che si alza ancora dall'orizzonte. Essergli grati per la sua azione, assolutamente necessaria e vitale non mi sembra poi così grave. Antropomorfizzarlo mi pare invece quanto meno anacronistico, o meglio, non conoscere la vera essenza di questo giorno lo è. Ringraziamo il sole, basta saperlo e togliere potere a chi ci specula sopra.
Come immaginate il mio allontanamento dallo spirito commerciale e strumentalizzato del Natale non ha un lieto fine, i fantasmi di Dickens non verranno a farmi cambiare idea. Questo non significa che mi tirerò indietro nelle tradizioni, usi e costumi, ma che lo farò con misura e con la consapevolezza del suo reale significato.

Guardare le cose per quello che sono rappresenta il principio di un vivere coerente e di una società più libera da chi la vuole prigioniera delle favole. Le favole spettano solamente al nutrimento della fantasia dei bambini.

Del resto è infantile, da parte mia, credere ancora a Babbo Natale, sarebbe come credere alla Befana (parola di Margherita Hack).




Ho perso un certo spirito del Natale ma ho trovato il sole. Non so a voi, ma a me questo sembra davvero un bel lieto fine.

Ah, dimenticavo... buon Natale.

martedì 30 novembre 2010

L'ultimo messaggio di Monicelli

Non parlo dell'artista, di quello lascio parlare chi non può fare o dire altro di lui, io parlo dell'uomo per come l'ho conosciuto...

Se una persona non esce fuori dal suo ruolo, mettendosi in gioco, non puoi dire di conoscerla. In quei momenti hai la possibilità di guardarla negli occhi, leggerne l'anima e soppesarne la purezza delle intenzioni...

Ero assorto con lo sguardo sul palco, non ricordo chi ci fosse sopra, ma al mio fianco c'era il mio amico Carlo Alberto che, per la prima volta, assisteva di persona ad una manifestazione "viola". Viola era nessun colore, e questo gli piaceva, piaceva ad entrambi. Era febbraio di quest'anno: duemiladieci.
Eravamo molti, compatti e con lo sguardo attento agli interventi e alle parole. Le mani erano dolenti per gli applausi. Come ai gatti si abbassa la percezione sonora di quel che c'è intorno quando sono concentrati su qualcosa che ha catturato la loro attenzione, allo stesso modo noi non c'eravamo resi conto del vociare alle nostre spalle di due signori che si stavano facendo strada. "Permesso!", dice una voce appena dietro di me. Mi giro, ci giriamo a guardare. Era un tipo sui 50 sorridente, che rafforzava il concetto mettendomi una mano sulla spalla destra. "Prego", gli dissi. Faceva strada ad un signore più anziano, che lo seguiva a passo deciso appena dietro. Per un attimo incrociai lo sguardo di quell'uomo attempato, canuto, asciutto, che mi sfilava di fianco. I suoi occhi erano timidi forse per il disagio arrecato, ma onesti e determinati per quel che andava facendo. Il suo sorriso accennato sembrava già sapere che al suo passaggio qualcuno avrebbe detto: "L'hai riconosciuto? E' Mario Monicelli! Ha fatto questo e quel film...". E così è stato: ma lui era già lontano, già sopra il palco.


Voleva partecipare, dire qualcosa, incoraggiarci a combattere e tenere duro. Non importava chi fosse, qual era la notorietà acquisita che pure gli aveva permesso di guadagnare il palco. Era uno di noi, tra noi.

Era un uomo libero, tra gli uomini più liberi che abbia mai ascoltato, con una consapevolezza e una saggezza acquisita, forse dall'età, che ci ha raccontato qualcosa di davvero poco banale: non cadere nella trappola della speranza, perché quella è un'invenzione dei padroni.
Da uomo libero, voleva trasmetterci il messaggio che un paese la libertà se la deve prendere senza rimandi, opponendo resistenza e facendo quel che si deve fare per ottenerla, anche una rivoluzione, se necessario. Lo diceva ad un paese, il suo, addormentato nella dittatura di un'oligarchia. Lo diceva ad un paese che amava, che lo faceva soffrire e che deve avergli fatto davvero tanta pena...



Se ne è andato, e lo ha fatto nel suo stile, da uomo libero. Se ne è andato facendoci riflettere su una morte assistita che non c'è e costringe un uomo con un male in fase terminale di 95 anni a suicidarsi per poter esprimere la sua condizione di libertà.
Se ne è andato e ci ha lasciato un ultimo messaggio: una persona libera ha sempre una scelta, anche di fronte alla morte... ed è quella di scegliere come morire.


Ciao, e grazie di tutto.

domenica 28 novembre 2010

Ovvietà climatiche

Piove, piove che dio (se ne esistesse uno) la manda. Ma visto che ci sono miriadi di religioni, ogni dio evidentemente ne manda del suo.
Lo scorso anno mi dissi che non avevo mai visto tanta pioggia in vita mia, quest'anno mi dico che se chi ben comincia è a metà dell'opera, allora ne vedrò delle belle.
Chi ricorda il clima com'era prima, nella sua imprevedibile "normalità"? Per un bambino di oggi, i fenomeni meteorologici odierni non sembreranno strani, ma tra me e lui non sono passate ere geologiche.
Noi umani ci conformiamo facilmente: tra due anni sembrerà normale anche a me avere due/tre mesi di sole e poi una lunga stagione delle pioggie e non ricorderò com'era il clima prima, alla pari di come non mi sembrano mai esistiti i tempi in cui non avevamo un telefonino.
L'agricoltura è in seria difficoltà. Forse dovremmo adeguarci e cambiare colture che nella fanghiglia non riusciamo nemmeno più a seminare.
Piove governo mafio-massonico, che dire ladro è obsoleto e limitativo. I nostri terreni come è noto sono idro-geologicamente instabili, per fortuna c'è un'ottima attività di prevenzione e ricerca nel settore... e non so se si è colta la sottile ironia. Nel caso non fosse lampante, andate su google (non si pronuncia gogòl) e digitate "Gelmini taglia 25 dipartimenti di geologia" (su 31).
Ci pisciano in testa e ci fanno credere che stia piovendo, che in tempi recentemente passati poteva anche essere una buona notizia (che sta piovendo) ma adesso siamo con l'acqua fino al collo e i due liquidi si mischiano, entrambi perniciosi.
Non ci sono più le mezze stagioni ed era meglio quando si stava peggio.
Ovvietà climatiche.
Ma dobbiamo allontanarci dal giardino (allagato e coi nani) di casa nostra e guardare alla politica globale se vogliamo andare al nocciolo della questione: il clima varia velocemente in tutto il pianeta, i ghiacci si sciolgono, perturbazioni violente si abbattono ovunque la dove questo non accadeva dal millenovecentoqualcosa...
Insomma, se il battito d'ali di una farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del mondo, l'uomo non sarà mica da meno, no??
Se è vero, come è vero (vero?) che avete visionato Home di qualche mio articolo fa, già sapete che qui la tempesta s'ingrossa. Ci siamo messi a sfruttare ogni possibile risorsa, ad inviare gas nocivi qua e là assottigliando lo strato di ozono, a cementificare dovunque si posasse lo sguardo, vivendo come se non dovessimo lasciare dei discendenti in compagnia di altre forme di vita e fregandocene degli equilibri degli ecosistemi, perché quello che conta è il nostro... di ecosistema? No, di conto in banca!
Sembra che il pianeta stia reagendo un po' malino di fronte a questo bipede che si crede la natura incarnata sulla superficie della terra... e abbia deciso di farci assaggiare qualcosa di simile al diluvio universale... nemmeno tanto limitato alla sola acqua.
Siamo più efficienti di una farfalla.
Ovvietà della causa e dell'effetto...





lunedì 22 novembre 2010

A cena con un berlusconiano

A cena da amici l'occasione che, in questi giorni dal sapore di fine impero, non ti aspetti: il colloquio con un orgoglioso fan del "grande Silvio"!
Quando i topi (e le tope) scappano dalla nave, eccoti invece un bravo giovane sulla quarantina, gentile al limite del servizievole (non sottovalutate il termine), che risponde alla mia prima domanda che di getto gli pongo a seguito dei convenevoli saluti di rito: la risposta è "PDL!!".
Facciamo un passo indietro: amico di amici comuni, avevo già incontrato questo ragazzo subito dopo la manifestazione del PDL in piazza San Giovanni in Roma alla quale lui aveva partecipato volontariamente (e gratuitamente!!) al grido di: "meno male che Silvio c'è!". In quell'occasione, in visita ad una mostra, l'avevo incontrato indossando la felpa del Popolo Viola. Gli opposti si incontrano, contemplano l'arte e mangiano insieme, ma pure essendo curioso come una scimmia tibetana dall'esplorazione del fantastico mondo di berluscònia, nell'occasione non approfondii molto e soprattutto mi trattenni dal domandare quel che più mi premeva chiedergli: "perché??".
Ma non è stata questa la prima domanda che ho posto in questo secondo incontro, bensì una di più stretta attualità: "vista la scissione dei finiani, ancora PDL o Futuro e Libertà??".
Del resto fosse passato ai finiani la cosa si faceva meno intrigante, se non altro per alcune dichiarazioni di buon senso di quel lupo travestito da agnello di Fini, e invece no... e la domanda che allora volevo porgli si riaffacciava più che mai con rinnovata, scimmiesca curiosità.
Dopo una buona pizza, riprendiamo il discorso: "io", mi dice, "ai tempi di Berlinguer votavo per il PCI...". Già, me l'aveva detto anche la volta scorsa, ma: "come si finisce dal PCI al PDL??".
Mi spiega che dopo la morte di Berlinguer il partito è andato in lento, progressivo declino e che è rimasto "folgorato" davanti alla televisione dalla "scesa in campo di questo grande imprenditore".
Non lasciandomi sopraffare dallo sbigottimento gli domando però come si possa conciliare ideologicamente il passaggio tra i due partiti, la risposta è semplice: "è l'unica persona che può governare" e "dall'altra parte non c'è nessuno di credibile...". Non si può dare torto sulla credibilità della contro parte, specie se si pensa al PD, ma incalzo sull'ideologia: si giunge alla conclusione che dopo la caduta del muro di Berlino, le ideologie non contano più nulla...
Già, le ideologie sono venute meno e anche il pensiero in genere è degenerato. Quello che mi ha colpito è che le sue parole venivano pronunciate con fierezza, come quelle persone che pur non c'entrando nulla geograficamente con una squadra di calcio, tifano tuttavia per la formazione con più campioni in testa al campionato immedesimandosi con il vincente e... "noi siamo i più forti pappappero...". Insomma l'impressione è quella della fascinazione del potere e non a caso cita Bondi come persona che ha fatto il suo stesso percorso.
"Voi... voi... voi..." diceva rivolgendosi a me e al padrone di casa, ma voi chi? Tipico della logica berlusconiana generalizzare e ridurre tutti a due fazioni contro. "Anche voi avete fatto..." questo e quello. Tipico della logica berlusconiana anche ridurre tutti sullo stesso piano nella mentalità del "tanto si ruba tutti e quindi siamo tutti uguali: uno a uno palla al centro...". Già, peccato che non si può dare lo stesso peso ad ogni cosa.
Incalzato sull'oggettivo non governo e sulle malefatte del suo premier ("e chi te l'ha detto"!), informato che il PD era mondezza alla stregua del PDL, non gli rimaneva che l'arrampicata sugli specchi su presunte incongruenze di Di Pietro. Ma tutto ha potuto dire di fasullo tranne quello per cui si poteva effettivamente condannare: L'appoggio a De Luca alle ultime regionali (mi è toccato suggerirlo!).
Sul possibile passaggio verso Fini degli appartenenti al PDL alle prossime elezioni: "un vero berlusconiano non appoggia chi si mette dalla parte dei giudici"!!!
Sulla conduzione pro-Silvio del tg1: "ma no, che dite? Semmai Fede... e poi non vedo molto i tg"!!!
Ma "Vieni via con me" di Fazio e Saviano l'hai visto?: "No, ma non mi interessano queste cose."
Notizie attraverso il pc? Non pervenute...
Sulla immondizia di Napoli: "Silvio ha risolto tutto"... e le persone che protestavano? "Ah, i camorristi..." (un'amica di Napoli presente credo abbia affondato le unghie sul divano...).

Ok, a questo punto mi sono pentito della mia curiosità, perché finisce sempre così con gli abitanti di berluscònia: parlano di un'altro pianeta che gli raccontano il Giornale e qualche telegiornale, fatto di luoghi comuni e scarsa informazione e alla fine si ha la sensazione di esser rimasto con un pugno di mosche in mano.

Dopotutto, mi sono detto, non avevo bisogno di capire qualcosa che già conoscevo: del resto aveva l'ombrello aperto con il sole come la maggior parte degli italiani...







mercoledì 10 novembre 2010

I pagliacci e le verità di Pulcinella

Littizzetto, Luttazzi, Corrado Guzzanti, Sabina Guzzanti, Caterina Guzzanti, Paolo Rossi, Vauro, Crozza, Albanese... cliccando su ognuno di loro potrete trovare dei divertenti interventi che ci raccontano uno spaccato italiano.
Ci parlano di un paese in delirio, di una politica corrotta, di un'opposizione inefficace e complice, della mancanza di libera informazione, della caduta della morale e della democrazia ecc... .
Ogni trasmissione di Resistenza cerca di assoldarne almeno uno.

Il comico riveste in particolar modo da noi (questo è preoccupantemente sintomatico della decandenza dell'intelletto) un ruolo quanto mai fondamentale: è lui l'ultimo baluardo, l'interprete critico della realtà e unica fonte di ricezione passiva di un pensiero lucido che la persona media possa assimilare.
Assurta al ruolo di tele utente dal pensiero semi atrofizzato, la media italiana non è più in grado di reggere a lungo un discorso serio ed impegnativo e la satira diviene il mezzo di comunicazione attraverso il quale fare breccia ed interagire. Questo vale anche per i rapporti sociali di tutti i giorni.
Può più la satira, in Italia, di un partito di opposizione... forse proprio perché di opposizione è rimasto poco o nulla. Il fatto che la satira sia progressivamente osteggiata in televisione è la riprova di un suo ascendente (suo della satira ma anche suo della televisione) che può spostare sensibilmente il pensiero delle masse o almeno attivare qualche neurone.
Il limite di questi bravi intrattenitori è però che sono dei comici e i loro messaggi fanno in genere riflettere poco più del tempo di un sorriso. Inconsciamente vengono percepiti da molti come superficiali e non attendibili guitti, non gli viene concesso il dovuto credito: anche per questo continuiamo a votare PDL, Lega, Fini, Casini, PD...

Eppure è oramai con la risata che ci parlano tutti, nel bene e nel male. Persino un'importante carica istituzionale (nella figura del capo clown Berlusconi) con il suo ruolo carismatico e mediatico ci mitraglia di barzellette e di favole anziché affrontare i reali problemi della comunità. Folle ridenti e applaudenti assistono passivamente divertite alla sua simpatia (?!) senza l'ombra di una critica o di una condanna: questo è frutto di un lento, ma inesorabile, declino e tele assoggettamento del pensiero.
Nulla sembra scalfire lo strapotere del capo clown, ma "se sapesse che anche il PD è di sinistra sai come si arrabbierebbe?" (Benigni)
Ma anche i sotto-clown non sono da meno: ve la ricordate quella del "dialogo con il governo e comunque non nomino il rappresentante del maggior schieramento avversario"? (Veltroni). Uno spasso.

L'anomalia italiana è arrivata a tal punto che il miglior giornalista italiano deve avere necessariamente nel suo bagaglio una certa carica di humor e presenza scenica per arrivare alle persone (Travaglio) e la migliore risposta al berlusconismo è rappresentata da un altro ex comico (Grillo) che, paradossalmente, vanta il più serio programma politico rispetto a quello di qualsiasi altro partito.

Reagiamo solamente agli stimoli di una dialettica da show in prima serata... cosa siamo diventati?

Tic tac tic tac, il tempo passa e qui da noi è tutto un ridere... e ride a crepapelle anche chi ci guarda dall'esterno, perché con il tempo i nostri connotati sembrano essere cambiati senza che ce ne rendessimo conto e abbiamo cominciato a ritrovarci un naso un po' più rosso e i lineamenti di un ultra settantenne con un cervello di dodici anni: quando ci incontrano all'estero ci dicono: "italiano?? Berlusconi!!! Hahahahahaha...".


Dalla terra dei cachi alla terra dei pagliacci... ed i comici sono le persone più serie che ci sono rimaste.

Ridi pagliaccio, ridi... e si consuma la tragedia italiana.




P.S.: Qualora anche cadesse, resterà impresso ancora per anni, sui nostri visi, il trucco di un clown...

lunedì 8 novembre 2010

HOME: la nostra terra

E' stupendo nelle sue inquadrature... ed è terribile.

Le telecamere riprendono dalla giusta distanza per comprendere: più vicino sarebbe la nostra ristretta visuale di ogni giorno; più lontano avremmo perso di vista gli inquilini di questa casa chiamata terra. Mi piace questo punto di vista... ci regala paesaggi mozzafiato da tutto il mondo ed il nostro operato.
Non è terribile quando ci racconta da dove veniamo, quello è una specie di miracolo, uno stupefacente gioco di equilibri che non avrebbe potuto essere altrimenti. Terribile lo è nella fotografia di chi siamo oggi e dove stiamo andando.

Danneggereste mai volontariamente la vostra casa? Probabilmente risponderete di no. E' della nostra casa che si parla, della storia della nostra casa e dei suoi inquilini.

Il suo linguaggio è semplice, adatto a tutti a partire dalle scuole medie. Più accessibile di "Sulla servitù moderna" (comunque imperdibile), mette semplicemente di fronte al fatto compiuto.

Regalatevi questo documentario e regalatelo ai vostri bambini. Se potete diffondete nelle scuole.

HOME la nostra terra

Buona visione:





Non so se alcuni di voi ci troveranno il nesso... ma ho pensato di allegare questo brano del film "i cento passi" con la magistrale interpretazione di Lo Cascio nei panni di Peppino Impastato.

"Non ci vuole niente a distruggere la bellezza...", "bisogna ricordare alla gente che cos'è la bellezza..."



domenica 10 ottobre 2010

Mostri e vittime

Di Sarah Scazzi. Ne parlano tutti in questi giorni: potere mediatico che convoglia la fragile mente del tele utente; argomento di cui bisognerebbe sapere e su cui bisognerebbe riflettere il tempo di cinque minuti in tutto e non oltre, perché di mostri in Italia ce ne sono ben altri. Invece no: Sarah Scazzi ancora, a tutte le ore, per sapere la genesi e i pensieri di un unico mostro. Strumentalizzazione di una notizia che diventa un mantra ipnotico che coinvolge e scandalizza. Analisi di un mostro per nasconderne cento, mille altri... e alla fine Sarah è il personaggio di una telenovela che ci troviamo a seguire nostro malgrado: era anche un po' nostra figlia, nostra sorella, la nostra vicina. Ci identifichiamo e prendiamo emozionalmente le difese della vittima e non pensiamo mai a quella parte di follia del carnefice che è in noi. Ce la nascondiamo salvo poi farla uscire quando desideriamo la morte per l'assassino...

Ma poi un matto quanto lo si nasce e quanto la società contribuisce a formarlo? Quanto lo siamo anche noi e qual è il confine? Pensavo questo vedendo La pecora nera di Ascanio Celestini.
E sulla Chiesa? Per quel mostro tentacolare che è la Chiesa quante ore di processo in televisione? Quel prete che dopo aver violentato una quindicenne dice ancora messa e cento altri ancora sotto un complice silenzio... Nella scala della mostruosità è peggiore chi commette o chi copre uno stupro? Ma bisogna saper contestualizzare: non dire il nome di dio invano tranne che nelle barzellette; non desiderare la donna d'altri, ma per i bambini invece... e mi raccomando: alla Chiesa non piacciono in provetta.
Quanto siamo vittime e quanto carnefici? Vittime del tubo catodico che ci forma e ci deforma e di un giornale che si chiama il Giornale, quasi a beffeggiare ancora di più chi lo compra e lo segue come un vangelo. Il Giornale: organo di manganello mediatico al servizio di un mostro che controlla le menti e le tiene in ostaggio. Noi, a nostra volta, padri e madri di quel mostro che ci tiene sotto giogo: mostri che generano mostri. In fondo quella mafia, quella massoneria ce l'abbiamo dentro quando pensiamo che va bene "mangiare tutti un po' " e comunque "io bado al mio". Il mostro ce l'abbiamo dentro quando lo votiamo con lo sguardo assente ripieni di frasi fatte che rigurgitiamo a chi accende il cervello e ci chiede una spiegazione. Noi mostri e vittime: noi povere fragili menti che, oggi, in mente hanno Sarah Scazzi e che dopodomani dimenticheranno tutto.
Muoiono soldati in una guerra chiamata missione di pace e c'è chi distrattamente pensa all'onore dei soldati e della patria anziché all'idiozia, all'assurdità di tutto questo: onorevoli eroi o piuttosto coglioni, vittime di loro stessi e del loro piccolo paese di mostri che li ha convinti che questo significa servire un paese e fare soldi.

Ma noi pensiamo a Sarah Scazzi e a quell'unico mostro molto più di quei ragionevoli cinque minuti... e dal sesto in avanti passano, celate, vagonate di mostruosità...


sabato 2 ottobre 2010

No B Day 2: la sfiducia viola

In un'Italia dove la spaccatura tra politica e realtà è sempre più insanabile, dove i governanti fanno solo i loro interessi, dove un direttore di giornale inscena un finto attentato per sparare sul web e rispondere al clamore delle parole in diretta tv di Di Pietro alla camera, in un'Italia dove un Fini (qualcuno simpatizzava per lui?) rinnova la fiducia al più squallido figuro che il Paese abbia mai visto, in questa Italia in decadenza dicevo, si riuniscono persone vere a parlare di cose vere e stare in mezzo a loro riapre il cuore.

Il Popolo Viola sfiducia questo governo senza appelli, ma condanna anche l'opposizione. Del resto i viola, come le agende rosse e il movimento a cinque stelle esistono esclusivamente per la mancanza di democrazia e di un'opposizione che si è rivelata chiaramente complice e collusa con la cupola mafio-massonica al potere, altrimenti di loro non ci sarebbe stata mai traccia né bisogno.
Intendiamoci, l'onda viola non rappresenta tutta la penisola, comunque in preda al sonno imposto dai media, e se non ha inciso a fondo l'oceano di gente del primo raduno non ci si può attendere molto dal secondo. Forse tutto questo serve più a noi che c'eravamo, a chi non c'era ma avrebbe voluto esserci. Serve comunque a fare pressione in alcuni partiti (non pensate al PD). La speranza è che il tam-tam sia importante per informare e risvegliare la società e che possa incidere sulle future elezioni.
All'arrivo in Piazza della Repubblica era già evidente la differenza con il primo No B Day: non c'era la sterminata folla del 5 dicembre. Eravamo pochi... Per rendere l'idea, se nell'ultima manifestazione di Berlusconi lui ha dichiarato che la sua clack arruolata fosse di un milione di persone, allora noi in Piazza San Giovanni eravamo, al dunque, all'incirca due milioni. Comunque un risultato migliore anche degli ultimi raduni dell'opposizione.
Prima dell'avvio del corteo tra le persone e nelle interviste televisive si discuteva della carenza di partecipazione e conseguentemente, individuata come una delle cause principali, della spaccatura all'interno del popolo viola su cui vale la pena spendere due parole:
Questa data era stata indetta dalla pagina nazionale viola che non si è consultata con i vari gruppi locali. Il mal contento dei vari gruppi montava comunque già da tempo e riguardava la mancanza di democrazia di chi gestiva questa pagina, autoproclamatasi e con a capo tale Sanprecario, personaggio senza identità. Con il tempo, come ho avuto modo di appurare in febbraio parlando con uno dei gestori di un gruppo locale e poi seguendo l'evoluzione delle polemiche che hanno divampato in seguito, si è cominciato ad accusare di strumentalizzazione la pagina nazionale viola, rea di censurare chiunque facesse scomode domande in merito. Ha cominciato a circolare la voce che dietro le loro azioni ci fosse la regìa di un partito o più partiti che volessero strumentalizzare i viola (Idv - PD gli indiziati). Lo stesso Paolo Flores D'Arcais (micromega) ha preso le distanze dalla pagina nazionale convocando i gruppi viola per il 16 ottobre. Quel che è certo è che un raduno nazionale non c'è mai stato, mentre circa 56 gruppi viola si sono riuniti e si sono dati una carta etica ed un'autoregolamentazione democratica.

Detto questo, eravamo comunque tanti e, una volta compiuti in maniera snella il percorso e l'ingresso in Piazza San Giovanni al grido di "fuori la mafia dallo stato!" e "Berlusconi porzione di escremento" (ma non sono sicuro si dicesse proprio così...), sono iniziati gli interventi: emozionante quello della sorella di Stefano Cucchi, bello il discorso del professor Rodotà, quello della direttrice del Manifesto e l'intervento dei Partigiani dell'ANPI. Non me ne vogliano gli altri, ma il discorso principale, l'anima della manifestazione è stato Salvatore Borsellino con un grande discorso che su RaiNews24 (mi hanno poi riferito) è stato purtoppo tagliato sul nascere.



Finirà l'intervento con il solito veemente grido a cui ci ha abituati: RESISTENZA!!
"Quando parla lui parlano due persone, sono i due fratelli..." ha commentato il conduttore della serata. La conduttrice invece, all'arrivo del nostro cartello davanti al palco con Paolo e Giovanni, non ha potuto fare a meno di salutarli e portarli all'attenzione di un applaudente pubblico che aveva già fatto incetta di fotografie dei loro mezzi busti sorridenti durante il percorso.
E' Salvatore, sono Falcone e Paolo Borsellino che marciano con noi tra la gente, il cuore che batte nel petto viola.
E noi resistiamo... e camminiamo su quella strada che è stata tracciata con il sacrificio di due uomini che possiamo chiamare, noi sì con cognizione di causa, eroi...



domenica 26 settembre 2010

Le due facce del Grillo

Mi ha colpito, nel tempo, apprendere che molte persone non vedevano di buon occhio Beppe Grillo, anzi, lo accusavano dei più disparati doppi fini nel suo impegno sociale.

Reduce da una serie di successi con il suo Movimento a Cinque Stelle e dalla recente manifestazione di Cesena (Woodstock Cinque Stelle) "rischia di spazzare gli altri partiti politici..." come ha avuto modo di dire recentemente Santoro nella sua Annozero tra il serio e il faceto.

Certamente è portatore sano di una politica più alta, di programmi ed idee all'avanguardia. Lo stesso Popolo Viola in un certo senso deve riconoscergli la paternità. Il suo movimento dà l'impressione di essere anche troppo avanti nei tempi e per questo rischia di risultare poco compreso.

Troppo facile però inserirsi nel nulla assoluto dell'attuale corrotta politica italiana anche senza il favore dei media.


L'anomalia: da comico a...
Da comico a cittadino impegnato. Chiamare comico Beppe Grillo nel contesto sociale in cui opera è, secondo me, denigratorio. Comico lo è in un varietà televisivo (del passato) e all’interno di un teatro, dove le persone pagano per sentire, oltre alle sue idee, anche la battuta e lo sketch. La funzione di raccoglitore di denunce sociali nel suo lavoro, la notorietà, lo ha portato nel tempo ad essere un catalizzatore di queste tematiche e tra le persone meglio informate in Italia, proprio quando la sana informazione diveniva, da noi, merce rara. Il comico è pubblicamente divenuto altro, la persona ha raccolto il peso dell’impegno, ma è l'anomalia della nostra non-democrazia che ha reso Grillo membro attivo della “nuova resistenza”. Fonda il Movimento a Cinque Stelle. Grillo esercita la politica secondo una logica alla quale non siamo abituati: estranea al potere. L’essenza dell’operato di Grillo si può riassumere in un unico concetto: rendere i cittadini consapevoli di essere tali e in quanto consapevoli, anche responsabili. E’ politica nella sua essenza, quella che mette al centro le persone. Grillo è di fatto un politico in quanto appartenente alla Pòlis (Città – Stato) e quindi non lo è meno di quanto dovremmo esserlo tutti. La sua massima resa è quella del “grillo parlante”, diffusore soprattutto di una visione… a noi il compito di recepire.

Grillo e i media

Uomo libero, per Grillo destra o sinistra (presunti) non ce n’è per nessuno… PDL e PD sono i controllori dei maggiori media e instauratori dell’attuale regime… e questo dice tutto. Dalla cacciata RAI 1986 (editto bulgaro ad opera di Craxi) è in atto una campagna mediatica che tende a screditarlo. Buffoni che vogliono far passare per buffone chi di mestiere fa il comico (ironia della sorte). Questa è la strategia utilizzata nel nostro tempo per rendere inoffensivo un fastidioso personaggio pubblico (anni fa avrebbe risolto una bomba)… e per questo italiano medio è più che sufficiente. Rifugiato nella nicchia del web, Grillo ha creato uno dei blog più cliccati, attraverso il quale passa un fitto scambio di notizie altrimenti sotto silenzio. Interviste a personaggi e persone qualunque, visibilità a giornalisti del calibro di Travaglio (patrimonio giornalistico mondiale), gente portata in piazza (V-day), referendum contro leggi “porcata”, migliaia di persone sensibilizzate, creazione di liste civiche a cinque stelle, appoggio a De Magistris e Sonia Alfano alle europee… dimentico molto, ma direi che basta e avanza. Da www.beppegrillo.it ha saputo trarne il massimo utilizzando anche il linguaggio comico-teatrale perché ha capito che al “tele” italiano si arriva con una battuta e non con la noiosa serietà. Da lì diffonde il suo pensiero, esattamente come qualsiasi blogger, con i pregi e i difetti di ogni persona, perché lui, come ognuno di noi, non è portatore del Verbo.


Grillo e il confronto

Ogni blogger con un minimo di visibilità sa cosa siano gli attacchi gratuiti: Grillo ci ha messo la faccia, il contenitore a disposizione delle persone che possono ragionare sull’informazione e quanto proposto, ma il dialogo in un clima di contestazione mediaticamente “soffiata” diventa difficile, anche con i numerosissimi grillini stessi. Lui ha messo delle linee guida nella carta di Firenze dopo un confronto con i maggiori meetup: ad ogni lista civica, poi, il compito di seguire il canovaccio di un pensiero. La cosa migliore era quella di evitare inutili discussioni con chi non capisce (o fa finta) e vuole screditare. Per quanto riguarda il confronto in TV, preferisce esprimere il suo pensiero in collegamento esterno o in differita, senza contradditorio immediato, per il semplice motivo che, come sempre, in queste trasmissioni ci sono i soliti pupazzetti politici con i foglietti (che chi di dovere ha preparato) tracimanti idiozie che tendono a buttare in confusione il discorso. Il concetto è: io dico la mia, il pubblico ha l’opportunità di ascoltare, poi dopo replicate quanto volete, infangate, denigrate, ma senza di me… non c’è confronto con personaggi di tale squallore. E’ la stessa scelta di Santoro ad Annozero con Travaglio: avrei fatto lo stesso.


Grillo e il PD
Al solito non è stato capito dai più. E' stato esilarante osservare le persone spiazzate dalla sua candidatura alla segreteria del PD: "perché al PD e non all’IdV? Ma fa sul serio? Dove vuole arrivare? E’ come Berlusconi! (!!!) Screditare il PD danneggiando l’opposizione? Il solito buffone…" e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente non aveva la minima intenzione di puntare alla carica, bensì voleva mostrare i limiti e il vero volto del PD, partito che finge di fare l’opposizione e la sinistra italiana, ma che con il PDL fa come il gatto con la volpe… e noi i burattini manovrati verso il bipolarismo stile P2 per un controllo totale del potere e delle poltrone. Scopo secondario era anche pubblicizzare il programma delle liste civiche a cinque stelle (parte del quale ripreso da Obama e condiviso da IdV). Si è messo in gioco, ha prestato il fianco alla critica, ma alla resa dei conti poi molti hanno capito: li ha messi in mutande. Lo ha fatto con un colpo di teatro che l’italiano recepisce. Grillo ha capito che l’unica speranza per il paese è togliere al PD il ruolo di opposizione, a vantaggio di chi l’opposizione la fa davvero. Per chi invece ancora non ha compreso… beh, c’è sempre il bipolarismo e il “grande” Partito Democratico... (auguri).

Cosa lo muove?
Cosa fa saltare il grillo? Secondo la “politica corrotta”, sono i soldi, anche reo di averne (senti da che pulpito!). La sua è tutta una manovra per incassare denaro utilizzando il populismo: esilarante dichiarato da personaggi che manovrano davvero le menti del popolo, rubano stipendi e prendono mazzette!
Beppe, hai una certa età, i soldi li hai fatti (con il sudore), per riempire le sale non ti servono mezzucci, non sei compreso: chi te lo fa fare? Perché metti in pericolo anche la tua incolumità e non ti pieghi al potere? “Il fatto è che poi vedi tuo figlio piccolo, ti guardi allo specchio e dici che non ti puoi tirare indietro, non puoi lasciargli questo paese, disattendere chi ha riposto in te una speranza”… ti credo, non mi basta sapere altro.
Non sorprende l’opinione dei media e di chi ne è ammaliato, sconcertante invece la posizione del collega Luttazzi, che stimo per intelligenza (meno in questa occasione). Luttazzi, ricevuto lo stesso trattamento mediatico del collega, giudica chi esercita satira incompatibile con l’attivismo politico, dimenticando che un comico è anche e soprattutto un cittadino. Accusa Grillo di populismo e demagogia adducendo motivazioni dal sapore qualunquista. Vinta una causa contro Berlusconi per auto difesa, di Luttazzi non si registrano iniziative significative al di là del palco. Ho troppa stima della persona per maliziare sul perché di tali parole… preferisco pensare ad un abbaglio e pagare il biglietto per un suo spettacolo.


Conclusioni

Questo post non muoverà le convinzioni di nessuno, ma ha dato l’opportunità di ascoltare un punto di vista su di un personaggio che divide. Per alcuni è un cialtrone, per altri un uomo da seguire… quasi fosse due persone distinte, due facce di una medaglia. Simpatico o antipatico che possa risultare, per me è solamente uno di “noi”. Curioso registrare quanto faccia parlare di sé e faccia paura una sola persona ai “poteri forti”, quasi quanto la piccola Cuba agli Stati Uniti.

Ringrazio Beppe Grillo per quanto ha fatto e sta facendo per il nostro paese. Comunque pronto, sia chiaro, a criticarlo duramente qualora dimostri di non muoversi per il bene comune. In qualunque modo la pensiate, nella speranza che sempre più persone tra voi aprano gli occhi, seguano l’esempio e si uniscano a remare tutti attivamente per un’Italia veramente libera e democratica… contrapponendo resistenza a questo regime che, spero lo avrete capito, non è solo Berlusconi.