mercoledì 10 novembre 2010

I pagliacci e le verità di Pulcinella

Littizzetto, Luttazzi, Corrado Guzzanti, Sabina Guzzanti, Caterina Guzzanti, Paolo Rossi, Vauro, Crozza, Albanese... cliccando su ognuno di loro potrete trovare dei divertenti interventi che ci raccontano uno spaccato italiano.
Ci parlano di un paese in delirio, di una politica corrotta, di un'opposizione inefficace e complice, della mancanza di libera informazione, della caduta della morale e della democrazia ecc... .
Ogni trasmissione di Resistenza cerca di assoldarne almeno uno.

Il comico riveste in particolar modo da noi (questo è preoccupantemente sintomatico della decandenza dell'intelletto) un ruolo quanto mai fondamentale: è lui l'ultimo baluardo, l'interprete critico della realtà e unica fonte di ricezione passiva di un pensiero lucido che la persona media possa assimilare.
Assurta al ruolo di tele utente dal pensiero semi atrofizzato, la media italiana non è più in grado di reggere a lungo un discorso serio ed impegnativo e la satira diviene il mezzo di comunicazione attraverso il quale fare breccia ed interagire. Questo vale anche per i rapporti sociali di tutti i giorni.
Può più la satira, in Italia, di un partito di opposizione... forse proprio perché di opposizione è rimasto poco o nulla. Il fatto che la satira sia progressivamente osteggiata in televisione è la riprova di un suo ascendente (suo della satira ma anche suo della televisione) che può spostare sensibilmente il pensiero delle masse o almeno attivare qualche neurone.
Il limite di questi bravi intrattenitori è però che sono dei comici e i loro messaggi fanno in genere riflettere poco più del tempo di un sorriso. Inconsciamente vengono percepiti da molti come superficiali e non attendibili guitti, non gli viene concesso il dovuto credito: anche per questo continuiamo a votare PDL, Lega, Fini, Casini, PD...

Eppure è oramai con la risata che ci parlano tutti, nel bene e nel male. Persino un'importante carica istituzionale (nella figura del capo clown Berlusconi) con il suo ruolo carismatico e mediatico ci mitraglia di barzellette e di favole anziché affrontare i reali problemi della comunità. Folle ridenti e applaudenti assistono passivamente divertite alla sua simpatia (?!) senza l'ombra di una critica o di una condanna: questo è frutto di un lento, ma inesorabile, declino e tele assoggettamento del pensiero.
Nulla sembra scalfire lo strapotere del capo clown, ma "se sapesse che anche il PD è di sinistra sai come si arrabbierebbe?" (Benigni)
Ma anche i sotto-clown non sono da meno: ve la ricordate quella del "dialogo con il governo e comunque non nomino il rappresentante del maggior schieramento avversario"? (Veltroni). Uno spasso.

L'anomalia italiana è arrivata a tal punto che il miglior giornalista italiano deve avere necessariamente nel suo bagaglio una certa carica di humor e presenza scenica per arrivare alle persone (Travaglio) e la migliore risposta al berlusconismo è rappresentata da un altro ex comico (Grillo) che, paradossalmente, vanta il più serio programma politico rispetto a quello di qualsiasi altro partito.

Reagiamo solamente agli stimoli di una dialettica da show in prima serata... cosa siamo diventati?

Tic tac tic tac, il tempo passa e qui da noi è tutto un ridere... e ride a crepapelle anche chi ci guarda dall'esterno, perché con il tempo i nostri connotati sembrano essere cambiati senza che ce ne rendessimo conto e abbiamo cominciato a ritrovarci un naso un po' più rosso e i lineamenti di un ultra settantenne con un cervello di dodici anni: quando ci incontrano all'estero ci dicono: "italiano?? Berlusconi!!! Hahahahahaha...".


Dalla terra dei cachi alla terra dei pagliacci... ed i comici sono le persone più serie che ci sono rimaste.

Ridi pagliaccio, ridi... e si consuma la tragedia italiana.




P.S.: Qualora anche cadesse, resterà impresso ancora per anni, sui nostri visi, il trucco di un clown...

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