martedì 30 novembre 2010

L'ultimo messaggio di Monicelli

Non parlo dell'artista, di quello lascio parlare chi non può fare o dire altro di lui, io parlo dell'uomo per come l'ho conosciuto...

Se una persona non esce fuori dal suo ruolo, mettendosi in gioco, non puoi dire di conoscerla. In quei momenti hai la possibilità di guardarla negli occhi, leggerne l'anima e soppesarne la purezza delle intenzioni...

Ero assorto con lo sguardo sul palco, non ricordo chi ci fosse sopra, ma al mio fianco c'era il mio amico Carlo Alberto che, per la prima volta, assisteva di persona ad una manifestazione "viola". Viola era nessun colore, e questo gli piaceva, piaceva ad entrambi. Era febbraio di quest'anno: duemiladieci.
Eravamo molti, compatti e con lo sguardo attento agli interventi e alle parole. Le mani erano dolenti per gli applausi. Come ai gatti si abbassa la percezione sonora di quel che c'è intorno quando sono concentrati su qualcosa che ha catturato la loro attenzione, allo stesso modo noi non c'eravamo resi conto del vociare alle nostre spalle di due signori che si stavano facendo strada. "Permesso!", dice una voce appena dietro di me. Mi giro, ci giriamo a guardare. Era un tipo sui 50 sorridente, che rafforzava il concetto mettendomi una mano sulla spalla destra. "Prego", gli dissi. Faceva strada ad un signore più anziano, che lo seguiva a passo deciso appena dietro. Per un attimo incrociai lo sguardo di quell'uomo attempato, canuto, asciutto, che mi sfilava di fianco. I suoi occhi erano timidi forse per il disagio arrecato, ma onesti e determinati per quel che andava facendo. Il suo sorriso accennato sembrava già sapere che al suo passaggio qualcuno avrebbe detto: "L'hai riconosciuto? E' Mario Monicelli! Ha fatto questo e quel film...". E così è stato: ma lui era già lontano, già sopra il palco.


Voleva partecipare, dire qualcosa, incoraggiarci a combattere e tenere duro. Non importava chi fosse, qual era la notorietà acquisita che pure gli aveva permesso di guadagnare il palco. Era uno di noi, tra noi.

Era un uomo libero, tra gli uomini più liberi che abbia mai ascoltato, con una consapevolezza e una saggezza acquisita, forse dall'età, che ci ha raccontato qualcosa di davvero poco banale: non cadere nella trappola della speranza, perché quella è un'invenzione dei padroni.
Da uomo libero, voleva trasmetterci il messaggio che un paese la libertà se la deve prendere senza rimandi, opponendo resistenza e facendo quel che si deve fare per ottenerla, anche una rivoluzione, se necessario. Lo diceva ad un paese, il suo, addormentato nella dittatura di un'oligarchia. Lo diceva ad un paese che amava, che lo faceva soffrire e che deve avergli fatto davvero tanta pena...



Se ne è andato, e lo ha fatto nel suo stile, da uomo libero. Se ne è andato facendoci riflettere su una morte assistita che non c'è e costringe un uomo con un male in fase terminale di 95 anni a suicidarsi per poter esprimere la sua condizione di libertà.
Se ne è andato e ci ha lasciato un ultimo messaggio: una persona libera ha sempre una scelta, anche di fronte alla morte... ed è quella di scegliere come morire.


Ciao, e grazie di tutto.

domenica 28 novembre 2010

Ovvietà climatiche

Piove, piove che dio (se ne esistesse uno) la manda. Ma visto che ci sono miriadi di religioni, ogni dio evidentemente ne manda del suo.
Lo scorso anno mi dissi che non avevo mai visto tanta pioggia in vita mia, quest'anno mi dico che se chi ben comincia è a metà dell'opera, allora ne vedrò delle belle.
Chi ricorda il clima com'era prima, nella sua imprevedibile "normalità"? Per un bambino di oggi, i fenomeni meteorologici odierni non sembreranno strani, ma tra me e lui non sono passate ere geologiche.
Noi umani ci conformiamo facilmente: tra due anni sembrerà normale anche a me avere due/tre mesi di sole e poi una lunga stagione delle pioggie e non ricorderò com'era il clima prima, alla pari di come non mi sembrano mai esistiti i tempi in cui non avevamo un telefonino.
L'agricoltura è in seria difficoltà. Forse dovremmo adeguarci e cambiare colture che nella fanghiglia non riusciamo nemmeno più a seminare.
Piove governo mafio-massonico, che dire ladro è obsoleto e limitativo. I nostri terreni come è noto sono idro-geologicamente instabili, per fortuna c'è un'ottima attività di prevenzione e ricerca nel settore... e non so se si è colta la sottile ironia. Nel caso non fosse lampante, andate su google (non si pronuncia gogòl) e digitate "Gelmini taglia 25 dipartimenti di geologia" (su 31).
Ci pisciano in testa e ci fanno credere che stia piovendo, che in tempi recentemente passati poteva anche essere una buona notizia (che sta piovendo) ma adesso siamo con l'acqua fino al collo e i due liquidi si mischiano, entrambi perniciosi.
Non ci sono più le mezze stagioni ed era meglio quando si stava peggio.
Ovvietà climatiche.
Ma dobbiamo allontanarci dal giardino (allagato e coi nani) di casa nostra e guardare alla politica globale se vogliamo andare al nocciolo della questione: il clima varia velocemente in tutto il pianeta, i ghiacci si sciolgono, perturbazioni violente si abbattono ovunque la dove questo non accadeva dal millenovecentoqualcosa...
Insomma, se il battito d'ali di una farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del mondo, l'uomo non sarà mica da meno, no??
Se è vero, come è vero (vero?) che avete visionato Home di qualche mio articolo fa, già sapete che qui la tempesta s'ingrossa. Ci siamo messi a sfruttare ogni possibile risorsa, ad inviare gas nocivi qua e là assottigliando lo strato di ozono, a cementificare dovunque si posasse lo sguardo, vivendo come se non dovessimo lasciare dei discendenti in compagnia di altre forme di vita e fregandocene degli equilibri degli ecosistemi, perché quello che conta è il nostro... di ecosistema? No, di conto in banca!
Sembra che il pianeta stia reagendo un po' malino di fronte a questo bipede che si crede la natura incarnata sulla superficie della terra... e abbia deciso di farci assaggiare qualcosa di simile al diluvio universale... nemmeno tanto limitato alla sola acqua.
Siamo più efficienti di una farfalla.
Ovvietà della causa e dell'effetto...





lunedì 22 novembre 2010

A cena con un berlusconiano

A cena da amici l'occasione che, in questi giorni dal sapore di fine impero, non ti aspetti: il colloquio con un orgoglioso fan del "grande Silvio"!
Quando i topi (e le tope) scappano dalla nave, eccoti invece un bravo giovane sulla quarantina, gentile al limite del servizievole (non sottovalutate il termine), che risponde alla mia prima domanda che di getto gli pongo a seguito dei convenevoli saluti di rito: la risposta è "PDL!!".
Facciamo un passo indietro: amico di amici comuni, avevo già incontrato questo ragazzo subito dopo la manifestazione del PDL in piazza San Giovanni in Roma alla quale lui aveva partecipato volontariamente (e gratuitamente!!) al grido di: "meno male che Silvio c'è!". In quell'occasione, in visita ad una mostra, l'avevo incontrato indossando la felpa del Popolo Viola. Gli opposti si incontrano, contemplano l'arte e mangiano insieme, ma pure essendo curioso come una scimmia tibetana dall'esplorazione del fantastico mondo di berluscònia, nell'occasione non approfondii molto e soprattutto mi trattenni dal domandare quel che più mi premeva chiedergli: "perché??".
Ma non è stata questa la prima domanda che ho posto in questo secondo incontro, bensì una di più stretta attualità: "vista la scissione dei finiani, ancora PDL o Futuro e Libertà??".
Del resto fosse passato ai finiani la cosa si faceva meno intrigante, se non altro per alcune dichiarazioni di buon senso di quel lupo travestito da agnello di Fini, e invece no... e la domanda che allora volevo porgli si riaffacciava più che mai con rinnovata, scimmiesca curiosità.
Dopo una buona pizza, riprendiamo il discorso: "io", mi dice, "ai tempi di Berlinguer votavo per il PCI...". Già, me l'aveva detto anche la volta scorsa, ma: "come si finisce dal PCI al PDL??".
Mi spiega che dopo la morte di Berlinguer il partito è andato in lento, progressivo declino e che è rimasto "folgorato" davanti alla televisione dalla "scesa in campo di questo grande imprenditore".
Non lasciandomi sopraffare dallo sbigottimento gli domando però come si possa conciliare ideologicamente il passaggio tra i due partiti, la risposta è semplice: "è l'unica persona che può governare" e "dall'altra parte non c'è nessuno di credibile...". Non si può dare torto sulla credibilità della contro parte, specie se si pensa al PD, ma incalzo sull'ideologia: si giunge alla conclusione che dopo la caduta del muro di Berlino, le ideologie non contano più nulla...
Già, le ideologie sono venute meno e anche il pensiero in genere è degenerato. Quello che mi ha colpito è che le sue parole venivano pronunciate con fierezza, come quelle persone che pur non c'entrando nulla geograficamente con una squadra di calcio, tifano tuttavia per la formazione con più campioni in testa al campionato immedesimandosi con il vincente e... "noi siamo i più forti pappappero...". Insomma l'impressione è quella della fascinazione del potere e non a caso cita Bondi come persona che ha fatto il suo stesso percorso.
"Voi... voi... voi..." diceva rivolgendosi a me e al padrone di casa, ma voi chi? Tipico della logica berlusconiana generalizzare e ridurre tutti a due fazioni contro. "Anche voi avete fatto..." questo e quello. Tipico della logica berlusconiana anche ridurre tutti sullo stesso piano nella mentalità del "tanto si ruba tutti e quindi siamo tutti uguali: uno a uno palla al centro...". Già, peccato che non si può dare lo stesso peso ad ogni cosa.
Incalzato sull'oggettivo non governo e sulle malefatte del suo premier ("e chi te l'ha detto"!), informato che il PD era mondezza alla stregua del PDL, non gli rimaneva che l'arrampicata sugli specchi su presunte incongruenze di Di Pietro. Ma tutto ha potuto dire di fasullo tranne quello per cui si poteva effettivamente condannare: L'appoggio a De Luca alle ultime regionali (mi è toccato suggerirlo!).
Sul possibile passaggio verso Fini degli appartenenti al PDL alle prossime elezioni: "un vero berlusconiano non appoggia chi si mette dalla parte dei giudici"!!!
Sulla conduzione pro-Silvio del tg1: "ma no, che dite? Semmai Fede... e poi non vedo molto i tg"!!!
Ma "Vieni via con me" di Fazio e Saviano l'hai visto?: "No, ma non mi interessano queste cose."
Notizie attraverso il pc? Non pervenute...
Sulla immondizia di Napoli: "Silvio ha risolto tutto"... e le persone che protestavano? "Ah, i camorristi..." (un'amica di Napoli presente credo abbia affondato le unghie sul divano...).

Ok, a questo punto mi sono pentito della mia curiosità, perché finisce sempre così con gli abitanti di berluscònia: parlano di un'altro pianeta che gli raccontano il Giornale e qualche telegiornale, fatto di luoghi comuni e scarsa informazione e alla fine si ha la sensazione di esser rimasto con un pugno di mosche in mano.

Dopotutto, mi sono detto, non avevo bisogno di capire qualcosa che già conoscevo: del resto aveva l'ombrello aperto con il sole come la maggior parte degli italiani...







mercoledì 10 novembre 2010

I pagliacci e le verità di Pulcinella

Littizzetto, Luttazzi, Corrado Guzzanti, Sabina Guzzanti, Caterina Guzzanti, Paolo Rossi, Vauro, Crozza, Albanese... cliccando su ognuno di loro potrete trovare dei divertenti interventi che ci raccontano uno spaccato italiano.
Ci parlano di un paese in delirio, di una politica corrotta, di un'opposizione inefficace e complice, della mancanza di libera informazione, della caduta della morale e della democrazia ecc... .
Ogni trasmissione di Resistenza cerca di assoldarne almeno uno.

Il comico riveste in particolar modo da noi (questo è preoccupantemente sintomatico della decandenza dell'intelletto) un ruolo quanto mai fondamentale: è lui l'ultimo baluardo, l'interprete critico della realtà e unica fonte di ricezione passiva di un pensiero lucido che la persona media possa assimilare.
Assurta al ruolo di tele utente dal pensiero semi atrofizzato, la media italiana non è più in grado di reggere a lungo un discorso serio ed impegnativo e la satira diviene il mezzo di comunicazione attraverso il quale fare breccia ed interagire. Questo vale anche per i rapporti sociali di tutti i giorni.
Può più la satira, in Italia, di un partito di opposizione... forse proprio perché di opposizione è rimasto poco o nulla. Il fatto che la satira sia progressivamente osteggiata in televisione è la riprova di un suo ascendente (suo della satira ma anche suo della televisione) che può spostare sensibilmente il pensiero delle masse o almeno attivare qualche neurone.
Il limite di questi bravi intrattenitori è però che sono dei comici e i loro messaggi fanno in genere riflettere poco più del tempo di un sorriso. Inconsciamente vengono percepiti da molti come superficiali e non attendibili guitti, non gli viene concesso il dovuto credito: anche per questo continuiamo a votare PDL, Lega, Fini, Casini, PD...

Eppure è oramai con la risata che ci parlano tutti, nel bene e nel male. Persino un'importante carica istituzionale (nella figura del capo clown Berlusconi) con il suo ruolo carismatico e mediatico ci mitraglia di barzellette e di favole anziché affrontare i reali problemi della comunità. Folle ridenti e applaudenti assistono passivamente divertite alla sua simpatia (?!) senza l'ombra di una critica o di una condanna: questo è frutto di un lento, ma inesorabile, declino e tele assoggettamento del pensiero.
Nulla sembra scalfire lo strapotere del capo clown, ma "se sapesse che anche il PD è di sinistra sai come si arrabbierebbe?" (Benigni)
Ma anche i sotto-clown non sono da meno: ve la ricordate quella del "dialogo con il governo e comunque non nomino il rappresentante del maggior schieramento avversario"? (Veltroni). Uno spasso.

L'anomalia italiana è arrivata a tal punto che il miglior giornalista italiano deve avere necessariamente nel suo bagaglio una certa carica di humor e presenza scenica per arrivare alle persone (Travaglio) e la migliore risposta al berlusconismo è rappresentata da un altro ex comico (Grillo) che, paradossalmente, vanta il più serio programma politico rispetto a quello di qualsiasi altro partito.

Reagiamo solamente agli stimoli di una dialettica da show in prima serata... cosa siamo diventati?

Tic tac tic tac, il tempo passa e qui da noi è tutto un ridere... e ride a crepapelle anche chi ci guarda dall'esterno, perché con il tempo i nostri connotati sembrano essere cambiati senza che ce ne rendessimo conto e abbiamo cominciato a ritrovarci un naso un po' più rosso e i lineamenti di un ultra settantenne con un cervello di dodici anni: quando ci incontrano all'estero ci dicono: "italiano?? Berlusconi!!! Hahahahahaha...".


Dalla terra dei cachi alla terra dei pagliacci... ed i comici sono le persone più serie che ci sono rimaste.

Ridi pagliaccio, ridi... e si consuma la tragedia italiana.




P.S.: Qualora anche cadesse, resterà impresso ancora per anni, sui nostri visi, il trucco di un clown...

lunedì 8 novembre 2010

HOME: la nostra terra

E' stupendo nelle sue inquadrature... ed è terribile.

Le telecamere riprendono dalla giusta distanza per comprendere: più vicino sarebbe la nostra ristretta visuale di ogni giorno; più lontano avremmo perso di vista gli inquilini di questa casa chiamata terra. Mi piace questo punto di vista... ci regala paesaggi mozzafiato da tutto il mondo ed il nostro operato.
Non è terribile quando ci racconta da dove veniamo, quello è una specie di miracolo, uno stupefacente gioco di equilibri che non avrebbe potuto essere altrimenti. Terribile lo è nella fotografia di chi siamo oggi e dove stiamo andando.

Danneggereste mai volontariamente la vostra casa? Probabilmente risponderete di no. E' della nostra casa che si parla, della storia della nostra casa e dei suoi inquilini.

Il suo linguaggio è semplice, adatto a tutti a partire dalle scuole medie. Più accessibile di "Sulla servitù moderna" (comunque imperdibile), mette semplicemente di fronte al fatto compiuto.

Regalatevi questo documentario e regalatelo ai vostri bambini. Se potete diffondete nelle scuole.

HOME la nostra terra

Buona visione:





Non so se alcuni di voi ci troveranno il nesso... ma ho pensato di allegare questo brano del film "i cento passi" con la magistrale interpretazione di Lo Cascio nei panni di Peppino Impastato.

"Non ci vuole niente a distruggere la bellezza...", "bisogna ricordare alla gente che cos'è la bellezza..."