martedì 18 ottobre 2011

15/10/2011: Io so...





C’era una volta… è così che iniziano i racconti di fantasia. Sono giustappunto qui per raccontarvene uno. Questo si chiama: "io so…". Un “io so” pasoliniano...

C’era una volta un governo (governo con la g minuscola, non è un errore) che doveva essere salvato. Salvato per l’ennesima volta: ma questa volta non con il voto di fiducia, quello lo aveva strappato con i soliti metodi il giorno prima. Questa volta doveva essere salvato dalla manifesta delegittimazione del suo popolo.


Ci si apprestava ad una grande manifestazione, grande quanto quella del Popolo Viola del dicembre 2009: almeno 500.000 persone a dir poco. Tutti sapevano, tutti si aspettavano già dai giorni precedenti che il serpentone umano avrebbe deviato il suo percorso per marciare contro il Palazzo: non tutto il corteo lo avrebbe fatto, certo… almeno un quarto. Alcune sigle quale la Fiom, ad esempio, avrebbero continuato per correttezza fino in Piazza San Giovanni, e con lei l’ala più pacifista. E poi, ovviamente, non proprio tutti si aspettavano la deviazione. Quelli che seguono più attentamente le vicende socio-politiche la davano però per scontata, come l'hanno data per scontata i sondaggisti del Palazzo: “il corteo devierà al 98 %”… quel 2% tralasciato è perché non si sa mai. “Non possiamo permetterlo, bisogna intervenire!


15/10/2011: già dalle ore 1:20 in Piazza della Repubblica i rumori e la folla delle grandi occasioni.

Le persone stazionano fino a Piazza dei Cinquecento. I carri fanno capolino: c’è quello del teatro Valle dal sapore carnevalesco. Siamo in zona preparativi. Le persone sfoggiano fantasia e colori.

Giornalisti anonimi raccolgono impressioni dai partecipanti (si scoprirà poi fossero di Porta a Porta, si capirà quindi l’anonimato). I No Tav sono schierati, Giulietto Chiesa parla ad un microfono sotto le bandiere del suo movimento. L’atmosfera è quella dell’allegria mescolata alla determinazione. La determinazione è quella dettata dall’indignazione: “incazzamento” dico al "microfono anonimo" indossando come un cappello la maschera di Guy Fawkes

In Italia, rispetto agli altri paesi dove grava "semplicemente" una crisi capitalistica mondiale, si aggiunge il veleno e la violenza che giornalmente questo governo instilla alla sua gente: la miscela delle due cose produce una reazione anche ai più passivi e lobotomizzati dei suoi elettori: la televisione ed i giornali del padrone non riescono ad arginare a dovere la situazione… e sì che lo hanno fatto tanto bene per anni. Ora i sondaggi vedono il premier ai minimi storici.

Inizia il corteo, si schierano i movimenti. Non si raggiunge il punto per la svolta al Palazzo che tra la folla cominciano a mescolarsi, in vari punti del camminamento, gruppi di venti e più vestiti di nero, coperti in volto e dai caschi dello stesso colore. Le persone rumoreggiano: i megafoni invitano all’allontanamento dei figuri di cui si intuiscono subito le intenzioni. Cori gli si lanciano contro: “fascisti!” gli si grida, intuendone lo spirito.

E’ tutto inutile: altri di loro prendono felpe, maschere antigas, caschi e l’armamentario da grandi buste di plastica bianca, precedentemente preparate in furgoncini piazzati in luoghi strategici. Entrano in azione devastando tutto quello che incontrano: macchine, vetrine, banche. E’ il caos.

Sono per lo più giovani, pescati qua e là dai movimenti di estrema destra, come lasciano intuire gli stemmi, sigle e i tatuaggi non ben coperti. A capo di ogni squadra di dodici, che agisce militarmente nel perfetto stile della celere, c’è un poliziotto in missione. Sì, un poliziotto, siamo o non siamo in un racconto di fantasia? I colleghi, posti alla vigilanza dell’ordine pubblico in numero insufficiente, non sono al corrente dell’operazione in corso: hanno solo direttive generiche su cosa fare e non fare, e sono oltretutto mal disposti su quello che oramai è diventato un campo di battaglia. Le devastazioni proseguono indisturbate o con il disturbo di qualche manifestante che in qualche occasione ha la peggio: uno prenderà una bottigliata in testa per essersi intromesso. La polizia (quella in divisa) approccia manovre quanto meno strane e spara inutilmente dagli idranti su di un corteo palesemente pacifico che si è schierato apertamente contro i “neri”… i quali proseguono fulmineamente le loro azioni andando a prendere di mira uffici, abitazioni, chiese… Il risultato del comportamento delle forze dell’ordine è l’irritazione del corteo. Qualche testa calda si unirà, a volto coperto, nel clima di guerriglia, riconoscibile per la mise diversamente nera. Saranno questi ultimi che poi verranno offerti all’altare dell’opinione pubblica nazionale nei giorni a seguire.

La manifestazione è oramai saltata, il fuoco e i lacrimogeni sono lo sfondo di un corteo spezzato e confuso: chi pure voleva raggiungere Piazza San Giovanni, in maggioranza, non ci arriverà mai.

Il corteo consegna alle forze dell’ordine cinque persone, poche altre ne fermeranno le guardie. Un poliziotto in divisa raggiunge, caso isolato, un casco nero e lo manganella: questo apre la visiera alterato e gli grida “ma che fai! Sono una guardia, come te!”. Il poliziotto in divisa si arresta stupito.

Il percorso è completamente devastato: un furgone dei carabinieri brucia come prima altre automobili. La luce solare abbandona la scena e con lei il corteo, che devia sì, ma verso altri lidi e in mille rivoli.

Gli ottocento caschi neri (tanti erano) si dissolvono. Le loro azioni, prive di ogni logica politica se non quella della devastazione fine a se stessa, ha impedito la marcia del popolo multicolore verso il Palazzo (questo sì, atto significativamente politico) che all’indomani della fiducia, acquistata dagli Scilipoti, avrebbe psicologicamente presentato la “sfiducia di fatto” del popolo italiano, che si sarebbe accampato in tenda sino a quando Napolitano non avesse sciolto le camere. Il Presidente della Repubblica, pur avendo fatto l'impossibile e consumato diverse stilografiche, in passato, pur di salvare questo governo, non avrebbe potuto tirarsi indietro dal togliergli l'incarico, messo così inesorabilmente con le spalle al muro da una situazione plateale e dalla risonanza internazionale. Missione compiuta dunque. Obiettivo secondario raggiunto era sospendere le manifestazioni in programma nel centro di Roma nell'immediato futuro. Non è riuscito solo il coinvolgimento nella melma del corteo: la macchina del fango fallisce nel mischiare mediaticamente i caschi neri con il popolo dei manifestanti grazie al contributo di mille telecamere.


15/10/2011 ore 21.00 “Mi hanno chiesto se sono indignato… io veramente sono proprio incazzato!!" (Francesco Guccini). Ovazione.


Questa era una favola noir: come è vero che Berlusconi è un buon governante e che noi tutti non siamo in una dittatura mediatica.

Questo deve necessariamente essere un racconto di fantasia che prende solo spunto dalla realtà: perché se così non fosse vorrebbe dire che lo Stato ha tradito il suo popolo...

e se così non fosse si sarebbe esposti a spiacevoli conseguenze, perché vorrebbe dire che "io so"... e questo racconto si potrebbe allora chiamarlo incubo.