Cos'ha portato l'Italia dov'è? Perché non siamo in grado di reagire? Queste sono due delle domande alle quali tento, qui, di trovare risposta...
Facciamo un riepilogo: siamo una giovane Repubblica e questo può giustificare solo in minima parte il non saper pensare con la nostra testa, infatti le cause dei nostri mali sono ben altre. Siamo sempre stati propensi storicamente ad essere "educati" come pecore, ossequiosi nei confronti di una mentalità cattolica che ci insegna a delegare, a cercare fuori delle risposte che intimamente dovremmo trovare in noi stessi... "Geneticamente" predisposti a sottostare ad un padrone, siamo una popolazione abituata a curare il nostro orticello a danno del bene comune, e a venderci facilmente a chi ci permette di farlo, o a chi ce ne da l'illusione...
L'esercizio del potere ha sempre teso al controllo creando dipendenza, sottomissione, disinformazione delle masse per "pascolare meglio il gregge" e mantenere inalterato lo status.
La Chiesa non ha il "merito" di essere il solo "pastore": abbiamo altri centri di potere quali la mafia, la massoneria, servizi segreti e la politica, quella della prima Repubblica del parlare "politichese" e soprattutto quella odierna del controllo mediatico e sintesi dei cinque poteri. Non c'è che dire, non ci facciamo mancare nulla!
Il cittadino italico nasce in questo clima, in una società dalle chiare attitudini al vuoto di pensiero e al qualunquismo... e come agli antichi romani veniva dato in "pasto" il gladiatore, oggi viene offerta la venerazione per il "Dio calcio" e le veline.
Quelli odierni sono i tempi dell'informazione, del mondo globale, dei network... dunque si potrebbe dedurne una graduale emancipazione dal pensiero indotto... in verità non è così e in Italia gli strumenti di controllo stanno vivendo l'evoluzione della specie in totale stile darwiniano: se il problema nel gestire le pecorelle era la sana informazione e il libero pensiero, la sopravvivenza della specie "potere" è avvenuta attraverso il monopolio dell'informazione stessa. Nasce il "regime mediatico", dittatura di fatto con il sottile guscio della democrazia.
Il controllo dei media è avvenuto in Italia ma non accade e non potrebbe accadere (in queste proporzioni) in nessun paese civilizzato e democratico degno di questo nome. E' un fatto che la libertà di informazione e la pluralità di voci sono alla base di una democrazia: ergo, siamo un popolo poco civile e ancora meno democratico mentre la pecora italiana, tronfia, pensa di se esattamente il contrario... sono i media a dirglielo.
Impaurita per lo straniero demonizzato che le ruba i verdi pascoli, non si rende conto che per comprendere la causa delle sue miserie basterebbe uno specchio. Come un drogato si lega al suo spacciatore, così l'italiano si affida alla protezione del presunto "buon pastore", in realtà il suo puscher di paure e tosatore della sua lana. Oltre alla xenofobia, che trova proseliti tra la pesante e vergognosa eredità nazi-fascista, alla pecorella vengono indotti concetti quali: è un bene il bipartitismo (che invece favorisce l'oligarchia dei poteri forti), è indispensabile l'energia nucleare (sorpassata, dannosa e già rifiutata con un referendum), e ancora il concetto che l'eletto dal popolo può agire al di sopra della Legge.
Il nostro retroterra culturale unito al controllo mediatico: miscela sottovalutata, tuttora non compresa, che non eravamo pronti a fronteggiare e che ci ha visti travolti.
Al di la della carta d'identità, l'italiano medio ha, nei confronti dei media, una formazione mentale di un dodicenne e come tale viene trattato. Coscienza critica al lumicino, è sottoposto a tecniche di programmazione neuro linguistica e di controllo neuro-associativo da professionisti nel settore. Come la televisione, ai suoi albori, ci ha aiutato nell'alfabetizzazione... oggi ci atrofizza e ci spinge nella regressione. La mancata reazione a tutto questo è dovuta anche all'incoscienza della nostra condizione, mentre chi invece è cosciente fornisce una resistenza numericamente insufficiente e comunque non pubblicizzata, racchiusa nella sua maggioranza nella nicchia del web. Internet non regge, per ora, il confronto con il giornalismo dei canali tradizionali, ma offre un punto di riunione importante per il libero pensiero. Forse dall'esterno, dall'Europa più sana, ci si può aspettare un aiuto.... oppure dobbiamo attendere una fisiologica riorganizzazione interna che può durare anche molti anni, tenuto conto dei danni che si stanno perpetrando nelle nuovi generazioni. Per la pecora italica, oggi come nel prossimo futuro, è destino che sia Pasqua ogni giorno.
Chi ha il monopolio dei maggiori media di una Nazione ha il controllo della stessa: "pilota" i costumi e sposta i paletti della morale... è il colpo di Stato perfetto, nell'apparente legalità. Da noi è stato "covato" con la complicità della corruzione e sete di successo... e si è concretizzato nel finire della prima Repubblica approfittando del vuoto di potere di un sistema già di per se corrotto. Un uomo, a cui lascio la chiusura, prima di altri aveva avvertito il potenziale pericolo a cui eravamo esposti:
"La responsabilità della televisione in tutto questo è enorme. Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E' attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Un giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre."
Pier Paolo Pasolini [L'articolo era apparso sul "Corriere della Sera" il 9 dicembre 1973 con il titolo "Sfida ai dirigenti della televisione"
Come al solito la tua analisi è puntuale e non posso che riconoscerci la situazione attuale di questo paese. Io l'analisi la estenderei più indietro rispetto all'avvento della televisione. Un popolo non lo siamo mai stato, da qualche parte risuonano ancora le parole di D'Azeglio "Abbiamo fatto l'italia, ora dobbiamo fare gli italiani". Non siamo un popolo come gli altri, non abbiamo raggiunto la democrazia attraverso un vero processo culturale del vero valore di questa parola. L'Italia è stata messa insieme più per il desiderio di qualcuno che non per una coscenza collettiva. Guardateci oggi con la Lega che vorrebbe separare quello che i nostri "nonni" hanno unito oltre un secolo fa e come per magia prende i voti dalle parti che ne uscirebbero senza un futuro da questa ipotetica separazione. Siamo il popolo che ha creduto al nazifascismo e che oggi crede alla TV di "stato". Non mi stupisce è la nostra indole, nel tuo intervento esprimi perfettamente l'essenza di ciò che realmente siamo. Poi un pò di fiducia dobbiamo averla e quindi così come tra tante esaltazioni è finito il fascismo, finirà questo modo di irretire le coscenze attraverso i cristalli liquidi dei nostri maxi schermi. Ma l'italiano non cambierà, sarà pronto a "giustiziare" i protagonisti attuali cosi come fece con quelli dell'epoca. Attenti a questo popolo senza dignità e cultura capace solo di improvvisare !!!
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