sabato 14 dicembre 2013

Il Rito della Fusione (2a parte)

Cliccate sulla copertina per visionare introduzione e i capitoli precedenti de Le Ali dei due Mondi


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IL RITO DELLA FUSIONE (2a parte)





Le sue prime parole mi lasciarono sospeso. Alle seguenti avrei voluto farla entrare nella mia mente per farle sopire colpe inesistenti e farle capire che un'eternità da Osservatore non valeva una manciata di ore con lei…
Le mia mano raccolse la sua lacrima e le accarezzò il viso: lasciai agli occhi il compito di parlarle con l'anima e alla mia voce la sintesi di un pensiero più ampio. Le sue lacrime chiamarono le mie a saturare la vista e a parlarsi tra loro.
Quando ripeté il suo amore sentii il cuore aprirsi senza argini, lasciando uscire dirompente tutto il suo contenuto, riversandolo nella passione di un bacio che tradiva l'attesa per la sua bocca, per poi terminare la sua frenesia nella dolcezza che intendeva sussurrargli che anch'io l’amavo da sempre, di un sentimento atavico che veniva da prima di noi e in noi si compiva.
Le mani adesso si riempivano del suo corpo, insaziabili, come la mia bocca che violava ogni centimetro della sua pelle, passando per il collo ed i seni che ora si offrivano. Mentre mi accarezzava e stringeva a sé, i corpi si muovevano all'unisono trasportati dal fuoco del nostro sentire, quel fuoco che muoveva il nostro sangue fuori e dentro di noi. Scivolai nel suo desiderio mentre le ali si schiusero imperiose a sollevarci e gli occhi si bucarono a far entrare l'altro.
I Druidi ripresero posto all'interno del Tempio mentre si schiudevano anche le sue ali ed eravamo sospesi sopra la magia di quelle pietre: ma noi non avvertivamo la loro presenza, né il riprendere delle loro litanie. Per loro eravamo una sfocata bicromia che roteava nel cielo mentre la Luna aveva raggiunto l'allineamento con le tre lune di Primordia. Il grande Lupo Bianco e la Pantera Nera emisero i loro versi, le pietre vibrarono, il calice, evaporato del suo contenuto, sprigionò la luce che investì i nostri corpi mentre i nostri liquidi si mescolavano.
Adesso ognuno si confondeva con l'altro e perdeva la coscienza di sé. Il ventre ospitava una luce che non si conteneva più nei corpi e voleva esplodere filtrando da ogni interstizio dalla nostra pelle. Un bagliore illuminò a giorno la terra e l'aria sopra i monoliti.
Il grido di una nuova creatura si levò nel cielo di Stonehenge: una piuma bianca ed una nera si adagiarono sull'altare di pietra,  roteando e incrociando le loro traiettorie in un'armoniosa danza. Il vecchio Druido le raccolse.
Così ci amammo diecimila anni fa: prima della nostra nascita, prima del nostro incontro, prima di ogni cosa.
I Druidi non videro altro di noi dopo quella luce e noi non vedemmo più loro.
Ci volle qualche secondo affinché i loro occhi tornarono ad abituarsi alla Luna e alla stellata.
Sull'altare rimasero il panno, il calice ed il pugnale che il Vecchio Druido provvide personalmente a nascondere nell'antica foresta di conifere perché qualcuno, millenni più tardi, lo ritrovasse.
Le piume, invece, servirono per diverse pozioni, centellinate per molte generazioni a venire.

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