Cliccate sulla copertina per visionare introduzione e i capitoli precedenti de Le Ali dei due Mondi
OSSERVATORE
(il corsetto in fondo al capitolo è della coautrice):
La
seguivo dalla parte opposta della sala: osservavo ogni espressione del viso,
ogni gestualità del corpo, ogni passo; la guardavo come si guarda un prezioso,
come un diamante tra gli zirconi.
Non
poteva vedermi. Le note e gli invitati si frapponevano tra noi e comunque non
poteva aspettarsi che fossi lì, decisamente fuori posto e con una giacca e
cravatta insoliti rispetto alla consueta tunica blu notte. Quegli abiti, pure
blu, mi erano utili a farmi confondere con l’eleganza della serata.
A
tratti la vedevo scambiare due parole con la sua amica: indovinavo il labiale
in contrasto con il suo pensiero per poi vederla posizionarsi vicino alla
parete, con l’aria sognante e poi annoiata, fino a quando non è uscita in
giardino. “Seguimi”, sembrava dirmi con il suo vestito bianco che fluttuava
nella nebbiolina.
Le
cose erano andate come speravo, potevo aprirle il portale al riparo dagli
sguardi: i tempi si facevano stretti e non avrei potuto attendere oltre...
“Capisco.”:
questa la mia risposta quando mi ha rivelato il luogo di provenienza. E’ la
prassi e per quanto questa volta fosse inutile per me chiedere, non volevo
farle sapere di averla seguita nel suo mondo reale: non avrei potuto farlo,
sono io ad averla istruita sulle regole di Primordia e ad averla messa a
conoscenza dei miei compiti, limiti e doveri. Non era la prima volta che
infrangevo le regole per lei…
Oramai
numerose volte mi ero materializzato sulla Terra per cercarla. Le prime volte è
stato soffocante: lei era lontana ed il pianeta troppo vasto, ma il suo sangue
nelle mie vene mi ha guidato come una bussola fino alla sua abitazione. I miei
poteri erano limitati in quel luogo e comunque andavano progressivamente
indebolendosi, in un mondo o nell’altro.
Non
sarei potuto uscire da Primordia senza il suo sangue e lei non poteva
immaginare fossi ora in grado di farlo né le conseguenze.
Eravamo
giunti all’armeria per la vestizione: io ho indossato il mio vestito da caccia
in pelle blu e cotone che lasciava ampio respiro alle mie ali di librarsi. Lei
è uscita poco dopo, nella consueta mise in pelle nera e le ali dello stesso
lucido colore: rimasi qualche istante a guardarla per saggiarne la bellezza e
confrontarla con la sua versione in abito bianco.
“Ti
devo parlare!”, le dissi con un’aria forse più seria del solito guardandola
negli occhi: lei sembrava sorpresa dalla determinazione delle mie parole o dal
mio sguardo.
Benché
sia convinta di non aver commesso errori, perché questo mondo è il luogo dove
ho sempre seguito tutte le regole, c'è sempre la possibilità che ne abbia
infranta qualcuna involontariamente e che tu, adesso, voglia parlarmi delle
conseguenze delle mie azioni: il fatto stesso che tu mi parli indica che esiste
un problema grave e dal tono della tua voce, nonché dal tuo sguardo,
traspare profonda preoccupazione.
Il
panico si sta impadronendo di me perché potresti annunciarmi che sto per essere
bannata da Primordia... ma, se fosse così, perché mi avresti fatta vestire per
la caccia? Cosa sta accadendo?
“Ti
ascolto!”
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