17 marzo 2011 giorno per riflettere.
Facciamo le persone serie e non gli Italiani, per una volta. 150 è l'occasione per domandarci chi, o meglio cosa siamo diventati. Dopo, solo dopo, possiamo renderci conto se siamo nelle condizioni di chiamare questo giorno un giorno di festa.
Possiamo essere orgogliosi del nostro passato: grande civiltà, grandi uomini, grandi pensatori, pittori, inventori... Possiamo vantare, orgogliosi, opere d'arte e di intelletto che abbiamo ereditato e financo essere fieri della nostra cucina, tra le migliori al mondo. Ci visitano per questo.
Il passato. Il passato...
Ho partecipato alla manifestazione per la difesa della Costituzione e la scuola pubblica sabato scorso: tricolori, senso dello Stato, della legalità, del bene pubblico. Ho partecipato e a posteriori mi è sembrato di aver partecipato ad uno di quei tanti raduni affollati di auto d'epoca, magari di 500, dove si mostra orgogliosi un gran bel pezzo di belpaese, si ricordano i bei tempi andati e per un pomeriggio ci si illude che quel tempo sia presente e non passato remoto e che quella piazza sia il paese tutto. No, quella piazza e altre prima, come quella del 5 dicembre 2009, sono raduni di un qualcosa che si è perso nei meandri del tempo e diluito in un presente di automi inconsapevoli. Gli stessi che festeggiano i 150 anni dell'unità d'Italia: come suonano altisonanti queste ultime parole e allo stesso tempo grottescamente ridicole!
Il presente. Già, il presente...
Il presente dell'Italia è stato definitivamente compromesso dal recente passato, quando molti di noi hanno preso una decisione indotta dall'alto e hanno apposto la loro crocetta per far salire al potere per la terza volta un corruttore comprovato (caso Mills) massonico (P2) a braccetto con la mafia (Mangano è un eroe) frequentatore di minorenni (indagato per prostituzione).
Cosa siamo oggi? Siamo il ricordo di uno Stato democratico governato da secessionisti che utilizzerebbero la bandiera in vece della carta igienica e che hanno fatto del controllo dei media lo strumento ipnotico per far andare questo paese comunque avanti, ad ogni costo avanti, a dispetto di qualsiasi cosa accada. Avanti verso un burrone.
Chi siamo oggi? Della nostra Costituzione calpestata non rimane che il ricordo, i nostri diritti vengono tolti come si tolgono i petali di una margherita per interrogarla, i nostri referendum vengono annullati per imporre l'atomo.
Alle ultime elezioni governative, la maggioranza dei votanti, davanti a quella scheda elettorale, si è trovata nella condizione di dover scegliere se finire nella brace in cui siamo oggi o nella padella di una casta consolidata, anch'essa da anni al potere, travestita con la pelle d'agnello (dirigenza PD).
150 anni di unità d'Italia, ma l'Italia se n'è andata qualche anno fa.
Ai nostri migliori uomini, ai nostri figli, non resta che dire: andate anche voi, più lontano che potete, qui l'uomo onesto e libero è già morto.
Per questo giorno vi invito ad ascoltare due artisti che hanno magistralmente ritratto i nostri giorni e hanno ritenuto che no, il 17 marzo 2011 non è un giorno da festeggiare.
Buon ascolto:
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