Diversi anni fa ero tesserato in curva a seguire la mia squadra del cuore. Lo sono stato per tre anni, un ragazzo come tanti, non di quelli agitati, che seguiva le vicende della squadra della sua città. Leggevo anche i quotidiani sportivi e seguivo il calcio in tv, questo sin da piccolo.
Il tempo passa, gli interessi cambiano e con essi la prospettiva delle cose. Se oggi mi chiedi: il calcio? Mi sembra uno di quegli spettacoli buttati lì in pasto alla folla per riempirgli la testa di qualcosa, per distrarli da questioni sociali che riguardano la vita di ognuno di noi.
Sarà anche un passatempo, ma oggi giorno ho altre urgenze: se devo leggere un giornale mi compro il Fatto Quotidiano, se devo vedere qualcosa in tv vedo annozero, se devo spendere i miei soldi preferisco un concerto di Guccini o andarmi a vedere una mostra di Caravaggio, se devo partecipare a qualcosa preferisco una manifestazione che parla dei miei valori e li difenda.
Sono io ad essere cambiato, o forse il clima intorno a me si è fatto pesante. Mi sembra sempre più un lusso seguire il pallone che rotola in un momento storico dove stiamo andando a rotoli.
Mi chiedo se vale la pena buttare energie nel seguire uno sport di persone strapagate quando abbiamo un'urgenza occupazione, se è opportuno scendere in piazza per la vittoria di un mondiale (come anche io ho fatto) per poi constatare che, al dunque, non si scende in piazza per un paese che sta perdendo la sua democrazia.
Non credo qui si tratti di una questione mia, penso realmente che ci sia qualcosa che non va in noi, o almeno io non vi capisco, a voi che sapete la vita privata di un campione, il suo referto medico, cosa mangia la mattina, ma non sapete cosa vi accade sotto il naso. Non vi capisco quando insorgete per la vendita di un giocatore o gioite per un acquisto, quando non siete capaci di difendere i vostri diritti.
Eppure sono stato uno di voi...
Della nostra cultura italica, pregna del dio pallone, oggi mi sono rimaste delle cose in cui il calcio fa solo da sfondo, ma a cui davanti ho posto altri valori: c'è un gioco che accompagna me ed altri sette matti sin dal 1991. Non so se il nostro è il fantacalcio più longevo, ma senz'altro è quello con maggiore fantasia e personalizzazione, tanto da averlo ribattezzato "fantacalcio virtuale", avendolo avvicinato quanto più possibile alle dinamiche reali. Ho preso questo non solo come un gioco, ma come un'occasione per sperimentare dinamiche sociali e di democrazia in una micro società di otto individui.
C'è il calciotto che pratico da un tempo indefinito con un gruppo di persone che muta sensibilmente negli anni, ma non nel suo nucleo storico. Così come c'è un altro gruppo di bravi ragazzi che autoironicamente si sono soprannominati "i mozzarellari" nel loro sito, con i quali gioco a calcetto. Queste ultime attività sono, per me goloso di natura, anche un'occasione per fare sport e tenermi in forma, ma soprattutto tutto questo è anche la scusa per mantenere delle belle e storiche amicizie...
Il calcio dunque, per me è divenuto solo lo sfondo, la scusante per altro. Ma a voi, a voi non vi capisco!
Eppure sono stato uno di voi...
Il tempo passa, gli interessi cambiano e con essi la prospettiva delle cose. Se oggi mi chiedi: il calcio? Mi sembra uno di quegli spettacoli buttati lì in pasto alla folla per riempirgli la testa di qualcosa, per distrarli da questioni sociali che riguardano la vita di ognuno di noi.
Sarà anche un passatempo, ma oggi giorno ho altre urgenze: se devo leggere un giornale mi compro il Fatto Quotidiano, se devo vedere qualcosa in tv vedo annozero, se devo spendere i miei soldi preferisco un concerto di Guccini o andarmi a vedere una mostra di Caravaggio, se devo partecipare a qualcosa preferisco una manifestazione che parla dei miei valori e li difenda.
Sono io ad essere cambiato, o forse il clima intorno a me si è fatto pesante. Mi sembra sempre più un lusso seguire il pallone che rotola in un momento storico dove stiamo andando a rotoli.
Mi chiedo se vale la pena buttare energie nel seguire uno sport di persone strapagate quando abbiamo un'urgenza occupazione, se è opportuno scendere in piazza per la vittoria di un mondiale (come anche io ho fatto) per poi constatare che, al dunque, non si scende in piazza per un paese che sta perdendo la sua democrazia.
Non credo qui si tratti di una questione mia, penso realmente che ci sia qualcosa che non va in noi, o almeno io non vi capisco, a voi che sapete la vita privata di un campione, il suo referto medico, cosa mangia la mattina, ma non sapete cosa vi accade sotto il naso. Non vi capisco quando insorgete per la vendita di un giocatore o gioite per un acquisto, quando non siete capaci di difendere i vostri diritti.
Eppure sono stato uno di voi...
Della nostra cultura italica, pregna del dio pallone, oggi mi sono rimaste delle cose in cui il calcio fa solo da sfondo, ma a cui davanti ho posto altri valori: c'è un gioco che accompagna me ed altri sette matti sin dal 1991. Non so se il nostro è il fantacalcio più longevo, ma senz'altro è quello con maggiore fantasia e personalizzazione, tanto da averlo ribattezzato "fantacalcio virtuale", avendolo avvicinato quanto più possibile alle dinamiche reali. Ho preso questo non solo come un gioco, ma come un'occasione per sperimentare dinamiche sociali e di democrazia in una micro società di otto individui.
C'è il calciotto che pratico da un tempo indefinito con un gruppo di persone che muta sensibilmente negli anni, ma non nel suo nucleo storico. Così come c'è un altro gruppo di bravi ragazzi che autoironicamente si sono soprannominati "i mozzarellari" nel loro sito, con i quali gioco a calcetto. Queste ultime attività sono, per me goloso di natura, anche un'occasione per fare sport e tenermi in forma, ma soprattutto tutto questo è anche la scusa per mantenere delle belle e storiche amicizie...
Il calcio dunque, per me è divenuto solo lo sfondo, la scusante per altro. Ma a voi, a voi non vi capisco!
Eppure sono stato uno di voi...
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